Dom. Set 1st, 2024

Determinante l’appello del padre, anch’egli detenuto, per avviare il figlio a un percorso di recupero

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La Corte d’Appello di Reggio Calabria, sezione minorenni, ha accolto la richiesta difensiva degli avvocati Giacomo Iaria e Antonella Modaffari, disponendo per M.S., un giovane originario di San Luca, la misura degli arresti domiciliari presso una comunità terapeutica nel Lazio. Il giovane, imputato e condannato in primo grado con rito abbreviato per il suo ruolo nell’ambito dell’operazione “Eureka”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, era accusato di essere il promotore e organizzatore di un’associazione dedita al traffico internazionale di cocaina e marijuana.

M.S., nonostante la sua giovane età, è stato condannato in primo grado per 33 capi d’imputazione legati allo spaccio di ingenti quantità di droga. Il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, pur riconoscendo le attenuanti dovute alla minore età e al rito abbreviato, lo aveva condannato a 16 anni di reclusione. Attualmente, è in corso l’appello.

La difesa ha individuato una comunità terapeutica fuori dalla Calabria, proponendo la sostituzione della detenzione in carcere con l’inserimento del ragazzo in un percorso di recupero. La richiesta si è basata sia su documentazione sanitaria che evidenziava l’impossibilità dell’Istituto per i Minorenni di attuare un programma terapeutico adeguato, sia sulle novità normative introdotte dal “Decreto Nordio”. Quest’ultimo, infatti, promuove l’inserimento dei minori e di soggetti disagiati in strutture terapeutiche piuttosto che in carceri, quando possibile.

Il padre di M.S., anch’egli detenuto e condannato, ha giocato un ruolo determinante nel processo. Con una lettera inclusa nella documentazione difensiva, ha espresso alla Corte la sua volontà di vedere il figlio avviato su un percorso di recupero, dimostrando resipiscenza e sostenendo il progetto “Liberi di Scegliere”.

La Corte, valutando anche il parere favorevole del Procuratore Generale, ha dunque deciso di consentire a M.S. di iniziare questo percorso terapeutico presso la comunità, seguendo le indicazioni delle recenti normative. Gli avvocati Iaria e Modaffari si sono dichiarati soddisfatti del risultato ottenuto, vedendo riconosciuta la necessità di proteggere il ragazzo e aiutarlo a intraprendere un percorso di recupero adeguato, in attesa degli sviluppi processuali.

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