Mar. Lug 16th, 2024

È la Calabria la regione italiana con i maggiori squilibri in termini di mobilità sanitaria. Il dato emerge dalla ricerca, presentata  nella Cittadella regionale, a Catanzaro, del Cergas-Sda, Istituto dell’Università Bocconi di Milano, sulla mobilità ospedaliera interregionale. All’iniziativa hanno preso parte Mario Oliverio, Presidente della Giunta Regionale; Franco Pacenza, delegato in materia di politiche sanitarie; Bruno Zito, Direttore Generale Dipartimento Tutela della Salute; i Direttori Generali, Sanitari e dei dipartimenti delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere della regione; i rappresentanti dei Sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil, quelli medici di Finmg, Anaao, Assomed, Sumai e delle associazioni di categoria delle Strutture accreditate Aiop, Anisap e Assipa. La ricerca, condotta attraverso l’osservatorio interregionale per lo sviluppo dei servizi sanitari del Cergas Bocconi, curato da Francesco Longo, Alberto Ricci ed Elisabetta Barzan, confrontando i Servizi Sanitari regionali del Mezzogiorno per condividere buone pratiche, individuare criticità e politiche di intervento, ha inquadrato le diverse cause che originano la mobilità passiva: l’insufficiente qualità clinico-gestionale, effettiva o percepita dal paziente, la limitata dotazione di posti letto, la presenza di distorsioni nella regolazione dell’attività ospedaliera. “La Calabria – ha detto Alberto Ricci che ha presentato la Ricerca del Cergas – registra i maggiori squilibri nazionali in termini di saldi di mobilità: con più del 3% della popolazione nazionale, attira l’1% della mobilità attiva e origina l’8% di quella passiva. Un paziente su sei si ricovera fuori regione e ciò si traduce in un debito per le casse regionali calabresi verso le regioni erogatrici che ha raggiunto i 304 milioni di euro, secondo l’ultimo dato rilevato in Conferenza Stato Regioni. Le cause principali vanno ricercate nella limitata dotazione di posti letto ma soprattutto nell’insufficiente qualità clinico-gestionale. In molti casi queste cause si combinano tra loro e rendono necessari interventi sia tecnici per migliorare la qualità del servizio sanitario che regolatori e politico-concertativo. Nella sostanza – ha concluso Ricci -, la specificità dei dati della Regione Calabria presenta aspetti di notevole criticità con riferimento a numerose specialità cliniche, che si traducono in saldi di mobilità passiva tra i più rilevanti del Paese”. Franco Pacenza, delegato in materia di politiche sanitarie, ha introdotto l’incontro sottolineando come “il sistema sanitario calabrese dimostra una bassissima qualità, un male antico – ha detto – ma che negli ultimi anni ha prodotto un forte peggioramento, provocando un esodo in termini di mobilità che si è triplicato verso le altre regioni erogatrici di servizi. Il numero dei flussi è impressionante. Anche rispetto alle altre regioni meridionali che hanno approntato i piani di rientro, la Calabria segna un acuirsi delle criticità e dei risultati. Dopo tre piani di rientro, il prossimo scadrà nel 2018, possiamo certificare il fallimento delle gestioni commissariali con aumento del debito pari a 247 milioni e una diminuizione ingente dei livelli essenziali di assistenza”.

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