Lucano premiato a Dresda, accoglienza non può avere condizioni
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“L’accoglienza non deve avere condizioni”. Così il sindaco di Riace Domenico Lucano, premiato ieri a Dresda con il Premio per la Pace grazie all’esperienza del suo comune come modello di integrazione, risponde sul caso di Vituliano (Benevento), dove il suo collega Raffaele Scarinzi ha invece detto no a nuovi arrivi nel suo comune, che già ospita una trentina di persone nell’ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati del ministero dell’Interno. “Perché – si chiede Lucano parlando con ANSAmed – impedire gli arrivi di chi ha bisogno, impedire alla gente di muoversi? Quale autorità ci ha dato Dio per farlo, di cosa siamo proprietari? Della terra, forse? No, non siamo padroni di nulla, solo delle nostre vite, forse”. Il premio ricevuto ieri a Dresda è stato solo l’ultimo di una lunga serie di riconoscimenti ottenuti per il “modello” Riace. Un paese dove i migranti sono un terzo della popolazione (circa 500 su 1500, perlopiù rifugiati e richiedenti asilo), hanno riportato la vita nelle case svuotate dall’emigrazione e rivitalizzato l’economia locale, dando così opportunità e lavoro – sottolinea il sindaco – anche ad un centinaio di abitanti del posto. Un’esperienza avviata una quindicina d’anni fa e che nel 2016 ha spinto la rivista Fortune ad inserire anche ‘Mimmo’ Lucano tra i 50 leader più potenti del mondo. Ricevere il premio nella città tedesca è’ stato per lui una emozione speciale, racconta, per la città in cui l’ha ricevuto, “un luogo che appartiene ad una storia di sofferenza dell’umanità” dice con riferimento alle distruzioni delle bombe del 1945 -, e anche per quell’installazione in piazza, “Lampedusa 361”, fatta di 90 foto di tombe di migranti senza nome morti nel Mediterraneo. “Mi faceva rabbrividire”, tanto quella mostra poteva “scuotere le coscienze che ancora ci sono”, ricorda Lucano, “una lezione per tutta l’Europa” e anche per lui, aggiunge, che da tanti anni ormai si occupa di migranti: in quelle foto, “persone senza nome che si sono attaccati alla vita e l’hanno persa”. Alla cerimonia – in cui sono stati premiati anche altri due italiani, Amalia e Giuseppe Gilardi, per aver accolto nella tomba di famiglia, ad Agrigento, il corpo di una ragazza eritrea – è stato proiettato anche il docu-film “Il Volo” di Wim Wenders, girato proprio a Riace nel 2011 dal regista tedesco.