Mer. Lug 17th, 2024

Migliaia di persone, l’undici febbraio, sono accorse, come ogni anno, al Santuario “Nostra Signora dello Scoglio”, fondato da Fratel Cosimo Fragomeni, in Santa Domenica di Placanica, nel cuore della Locride, per celebrare la “Giornata mondiale del malato”. Il vescovo della Diocesi di Locri – Gerace. Monsignor Francesco Oliva, che, come fa sempre al santuario mariano di Santa Domenica,  ha presieduto tutte le solenni funzioni, ha espresso: “Questa annuale celebrazione della Giornata del malato risponde ad un bisogno che la Chiesa ha sempre avvertito nel corso dei secoli: il servizio ai malati e ai sofferenti come parte integrante della sua missione. Nell’accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole e malata, noi cristiani viviamo un’esperienza fondamentale dell’essere discepoli del Signore e della missione ricevuta. Il tema della Giornata quest’anno è l’invito di Gesù riportato nel Vangelo di Matteo «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Sono parole che esprimono la solidarietà di Gesù di fronte ad una umanità afflitta e sofferente, un’umanità che accorre a Lui, che oggi ricorre non solo agli ospedali ed alle cure specialistiche, ma anche ai tanti santuari. E’ un mondo che può essere dimenticato. Proprio quando ci sentiamo bene e pensiamo di star in buona salute non dimentichiamo che c’è un mondo di sofferenza che sfugge, soprattutto al perbenismo della nostra società. Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito! Gesù invita tutti ad andare da Lui, «venite a me», e promette sollievo e ristoro. «Quando Gesù dice questo, ha davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade di Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati dal peso della legge e dal sistema sociale oppressivo… Questa gente lo ha sempre rincorso, per ascoltare la sua parola – una parola che dava speranza» (papa Francesco).  Nel Messaggio di questa Giornata il santo Padre ricorda che “Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza».  Sull’esempio di Gesù, anche noi siamo invitati a rendere la nostra Chiesa “sempre più e sempre meglio la locanda del Buon Samaritano che è Cristo, cioè la casa dove trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo”. In questa casa – ricorda papa Francesco – deve essere possibile incontrare persone, che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sappiano aiutare chi soffre a portare la croce. Oggi celebriamo la memoria liturgica di  Nostra Signora di Lourdes. Il nostro pensiero va a Lourdes, ai piedi dei Pirenei, il luogo scelto da Maria per manifestare all’umanità intera la sua materna sollecitudine nei confronti dei malati. “Nella grotta di Massabielle, ai piedi della Vergine Immacolata, ogni uomo e ad ogni donna segnati dalla sofferenza e dalla malattia, così come coloro che se ne prendono cura, hanno quotidianamente la possibilità di sperimentare quella consolazione spirituale e quella grazia rigeneratrice che Dio concede, per mezzo di Maria, a quanti la implorano con fede sincera”.  Tanti malati in quel luogo hanno ritrovato la guarigione del corpo e dello spirito. Tanti hanno vissuto momenti di pace interiore. Il mondo della sofferenza si è sentito circondato dalla solidarietà dei fratelli. La sofferenza a Lourdes ha globalizzato la solidarietà dell’amore. E’ il miracolo di Maria, un miracolo che da Lourdes ha trovato espansione in tanti altri Santuari marani, divenuti meta di pellegrinaggio e luogo di incontro con la benevolenza del Padre. Attraverso Maria, salute degli infermi, tanti ammalati hanno incrociato il volto della Madre che dà conforto. Anche questo luogo, ove è nato il nostro Santuario di N. S. dello Scoglio in S. Domenica di Placanica, da più di 50 anni ha radunato ed avvicinato a Maria tanti malati. Tanti sofferenti qui con Maria e attraverso Maria hanno ritrovato la pace interiore. Maria è stata per loro la madre che abbraccia il figlio morente sulla croce, loro vicina, la donna che si prende cura dei suoi figli. Tutti abbiamo bisogno di Lei.  Grazie ai medici ed infermieri, che, prendendosi cura dei malati, fanno loro sentire la vicinanza di Maria. Grazie a fratel Cosimo che in questo luogo, incrociato lo sguardo di Maria, s’è reso umile strumento nelle sue mani ed ha avvicinato a Lei tanti malati. Grazie, perché attraverso fratel Cosimo e i tanti sacerdoti che dispensano abbondantemente il perdono del Signore, tanti malati nel corpo e nell’anima hanno accolto l’invito di Maria a Cana di Galilea: “Fate quello che Egli vi dice”.   E’ un invito ad accogliere le parole del Vangelo, quelle parole che nella liturgia ci vengono quotidianamente consegnate come “lampada sul nostro cammino”, “luce per i nostri passi”. In questa liturgia della Parola ci è stato presentato un Gesù, che reagisce prontamente alle accuse degli Scribi e dei farisei. Egli si mostra molto duro e diretto contro la loro ipocrisia e li richiama severamente di fronte alla pretesa di sostituire le proprie tradizioni alla Legge di Dio. E’ la tentazione di chi al posto di Dio e dell’adorazione a Lui solo pone le proprie tradizioni e costumi. Di chi è ossequioso verso le tradizioni consacrate dal tempo e spesso anche anacronistiche, ma non osserva i comandamenti di Dio, mette al primo posto i riti e non rispetta la volontà di Dio. È il rischio di ogni esperienza di fede, di ogni religione, anche della nostra religiosità, quella che ci porta a non distinguere ciò che è essenziale da ciò che è approssimativo, ciò che viene da Dio da ciò che è più proprio delle abitudini degli uomini. Quante volte, nella Chiesa, nelle parrocchie, si litiga per delle tradizioni che sono state elevate al rango di Parola divina! Quante volte ci si arrocca alle tradizioni passate e si dimentica la legge di Dio! Anche se Gesù non elimina la Legge, la considera valida solo se è il vestito dell’amore, espressione del bene e del dono di sè. Ma quando la tradizione nasconde la Legge, la uccide, la soffoca, Gesù allora reagisce con veemenza, difendendo solo la Legge che corrisponde alla volontà ed al cuore di Dio.AdChoices Gesù fa un esempio concreto legato ad una pessima usanza dei suoi interlocutori: consacrare all’uso del tempio parte del patrimonio venendo meno all’obbligo di accudire i propri genitori anziani. Una furbizia, che, salvando l’apparenza, uccideva la sostanza, che era quella di venire incontro alle necessità del prossimo. La tradizione degli uomini permetteva così, in nome del comandamento, di venire meno alla solidarietà, che era primaria nella volontà di Dio. Maria c’insegna che la vera devozione e la vera religione non mette mai in secondo ordine la solidarietà verso gli ultimi, il prendersi cura del malato e tutte le opere di misericordia corporale e spirituale. Il messaggio che ci viene sta allora nel dover vigilare su noi stessi e sulle nostre comunità, in modo da non sostituire mai le nostre abitudini alla volontà di Dio! Fratel Cosimo, invece, che ha tenuto una evangelizzazione, prima di elevare al Signore, una preghiera di intercessione per la guarigione dei malati e dei sofferenti, accanto al Vescovo, e dinnanzi al Santissimo Sacramento, esposto all’adorazione dei fedeli, ha detto: “Cari fratelli e amici rivolgo a tutti voi un caro saluto di pace e bene nel nome del Signore. La Vergine Santissima che noi veneriamo con tanto affetto in questa povera Valle di S. Domenica, voglia accogliere il desiderio di ogni cuore, e dispensare a ciascuno di voi le sospirate grazie e il suo materno soccorso nelle necessità della vostra vita. Oggi, 11 Febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes, nonché ventottesima Giornata mondiale del malato, le nostre acclamazioni e preghiere si elevano come un arcobaleno sopra questa Valle benedetta, la quale da più di mezzo secolo ci accoglie e ci unisce ancora una volta ai nostri fratelli e sorelle che non sono presenti. Ci ritroviamo affratellati in un unico spirito e nello stesso desiderio di affidarci al Cuore Immacolato della Vergine Maria, Madre dei miseri, dei derelitti, dei poveri e dei malati. Ora, proprio con questo spirito vogliamo renderci attenti all’ascolto della Parola del Signore, tratta dal Vangelo di S. Marco c. 7 cominciando dal v. 5 fino al v. 9: “In quel tempo, quei farisei e scribi interrogarono Gesù: Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure? Ed Egli rispose loro: Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini. E diceva loro: Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione”. Fratelli e sorelle che siete in ascolto e prestate attenzione a questa riflessione evangelica, udite bene come i farisei con alcuni scribi di quel tempo si presentarono da Gesù, e lo interrogarono poiché essi notarono che alcuni dei suoi discepoli prendevano i pasti con mani impure, cioè non lavate. Essi posero a Gesù questa domanda: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?” E Gesù rispose loro citando la Parola di Dio nel Libro del Profeta Isaia al c. 29 v. 13, la quale si esprime così: Dice il Signore: “Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me”. Essi, i farisei se vogliamo, erano pieni di ipocrisia perché professavano esteriormente di adorare Dio, ma non offrivano alcun culto sincero con il loro cuore. Il culto che essi rivolgevano a Dio era invano, inutile, perché proprio come i giudei del tempo di Isaia, insegnavano dottrine che erano precetti di uomini come se fossero precetti che venivano da Dio. Perciò, Gesù li accusa di aver abbandonato il comandamento di Dio, la sua legge, e di obbedire alla tradizione degli uomini. Negli Atti degli Apostoli al c. 5 v. 29 S. Pietro afferma: “E’ meglio obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. I farisei, potremmo dire erano gelosi della fama e del successo del Signore presso il popolo, ma siccome temevano la gente, non osavano fare guerra a Gesù apertamente. Allora ecco cosa fecero: accusarono i suoi discepoli allo stesso modo in cui avevano già fatto quando Gesù passava per i campi di grano e i discepoli camminando cominciarono a strappare le spighe e li mangiavano, come viene descritto al c. 2 v. 24 dello stesso Vangelo di Marco. Per quegli ipocriti farisei se vogliamo, la purezza esteriore aveva più importanza della purezza della loro coscienza. Pensate, si preoccupavano più dell’approvazione degli uomini anziché di quella di Dio. Invece non è così, perché lo scopo dei veri credenti rispetto ai farisei è innanzitutto di piacere al Signore e non agli uomini, proprio come dice la parola di Dio nella Lettera di S. Paolo apostolo ai Galati c. 1 v. 10: “Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo”. E’ molto chiaro quanto afferma S. Paolo. E poiché Dio non guarda l’apparenza esteriore dell’uomo ma guarda sempre il cuore dell’uomo, questo ci dovrebbe portare a praticare un’accurata pulizia interiore, vale a dire a giudicare attentamente i nostri pensieri, i nostri impulsi e le nostre intenzioni alla luce della Parola del Vangelo che abbiamo ascoltato, la cui Parola ci mette in evidenza anche la minima impurità. Gesù se vogliamo, mostra chiaramente a quei farisei che le loro tradizioni giungono fino a contraddire i comandamenti di Dio. Dice ancora Gesù nel Vangelo di Matteo al c. 15 v. 18: “Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. E questo rende immondo l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo”. Attenzione: non interpretate male ciò che ho detto, questo non significa che una persona non si deve lavare le mani quando sono sporche, poiché il Signore si riferisce all’impurità interiore. E’ chiaro? Miei cari fratelli e sorelle, la riflessione evangelica che noi oggi stiamo condividendo sul Vangelo di Marco che abbiamo ascoltato vuole metterci in guardia riguardo il comportamento ipocrita degli scribi e dei farisei, e ci sprona allo stesso tempo ad interrogarci se mai vi fossero in noi dei comportamenti ipocriti e farisaici, di cercare di fare di tutto per correggerci e vivere una autentica vita cristiana. Che significa, cosa vuol dire vivere una autentica vita cristiana, significa vivere conforme agli insegnamenti del Vangelo. Quindi, prendiamo in mano il Vangelo, leggiamolo, meditiamolo e mettiamolo in pratica nella nostra vita. Allora, Gesù, in quella circostanza si servì di una parola molto forte e chiamò i farisei e gli scribi ipocriti, cioè, delle persone che recitavano una parte. Gesù vedeva nel loro cuore un atteggiamento falso e insincero. L’uomo, oggi, nell’era in cui viviamo, guarda spesso l’apparenza, mentre Dio, come abbiamo già detto prima, guarda il cuore. Miei cari, consentitemi di dire che il Signore non ci vuole attori per recitare un cristianesimo fatto solo e soltanto di riti e di apparenza, Egli ci vuole reali, con una vita che produce una vera personalità di cristiani, una vita libera da abitudini, da condizionamenti, da riguardi personali. Una vita di fede in Gesù Cristo, nel suo Vangelo e nella sua opera di salvezza. La Vergine Santissima, Madre di Dio e Madre nostra, invocata come Salute degli infermi, continui a manifestare a tutti gli ammalati nel corpo e nello spirito, a cui è dedicata questa giornata, la sua materna sollecitudine, donando a tutti forza, conforto, consolazione e pace. Dite Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo. 

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La statua di Nostra Signora dello Scoglio
Il vescovo Oliva e Fratel Cosimo
Il momento della consacrazione
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