Gio. Nov 7th, 2024

Congelati immobili, società edili, auto e conti bancari. L’imprenditore, papà dell’ex calciatore Vincenzo, è stato condannato nel 2018 al termine del processo Aemilia  

Maxi-sequestro di beni per oltre 10 milioni nei confronti di Giuseppe Iaquinta, imprenditore edile originario di Cutro (Crotone) e padre dell’ex calciatore della Juventus Vincenzo, campione del mondo nel 2006.

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Il provvedimento, che rappresenta un nuovo colpo al patrimonio della ‘ndrangheta in Emilia, è stato eseguito dalla direzione investigativa antimafia di Bologna. E ha riguardato nello specifico due società operanti del settore dell’edilizia, 71 immobili nelle province di Reggio Emilia, Brescia e Crotone, due auto e numerosi conti bancari.

Imputato nel processo Aemilia contro la cosca legata alla famiglia Grande Aracri, Giuseppe Iaquinta era stato condannato nel 2018 dal Tribunale di Reggio Emilia a 19 anni di reclusione, pena successivamente rideterminata in sede di appello a 13 anni, per i reati di associazione mafiosa e detenzione illegale di armi e munizioni.

Anche il figlio Vicenzo è stato coinvolto nello stesso processo, sempre per reati di armi: per lui la condanna, confermata in appello, è stata a due anni con la sospensione condizionale.

Le indagini della Dia, corroborate dalle testimonianze di diversi collaboratori di giustizia, hanno indicato in Iaquinta senior il “volto pubblico” dell’associazione mafiosa, in grado come imprenditore di successo di fungere da chiave di accesso per i sodali negli ambienti dell’imprenditoria e delle istituzioni. Con le sue aziende aveva costruito un impero economico individuato dagli investigatori e risultato stridente con i redditi dichiarati dal calabrese.