Otto ore d’interrogatorio di garanzia per Alessandro Tripodi, uno dei quattro medici posti ai domiciliari nell’operazione della Guardia di finanza “Mala sanitas” nell’ambito della quale altri sei medici ed un’ostetrica sono stati sospesi dall’esercizio della professione medica. Tripodi è stato definito il Dominus dell’operazione, accusato di interruzione della gravidanza senza il consenso della donna, di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Tra i reati a lui contestati, Il caso della partoriente Loredana Tripodi è il più eclatante. Il fratello, il ginecologo Alessandro, ha organizzato a tavolino il suo aborto: l’uomo sospettava che il feto presentasse delle patologie cromosomiche, così ha impedito il parto all’insaputa della donna. “L’interrogatorio, ha detto il legale di Tripodi, l’avvocato Giovanni De Stefano, è stato particolarmente approfondito e si è svolto in un clima di assoluta serenità tra le parti. Voglio sottolineare, dice, che nel corso dell’interrogatorio sono stati contestualizzati gli eventi con un’analisi puntuale delle cartelle cliniche”. Ma chi è Alessandro tripodi? Nipote dell’avvocato Giorgio De Stefano, 68 anni, detenuto e colletto bianco dell’omonima famiglia reggina. La sua crescita professionale all’interno della struttura ospedaliera coincide con il pensionamento dell’ex Primario Pasquale Vadalà, nel 2014 ed anche lui ai domiciliari. Tripodi, nel marzo del 2015 con un atto del direttore generale Enzo Sidari, viene nominato direttore della struttura di ostetricia e ginecologia al Riuniti di Reggio. Nella struttura reggina, anche il fratello Ermete Tripodi già discusso direttore generale facente funzioni all’asp di Reggio ed indagato dalla procura di Locri per un atto deliberativo nel settore della ristorazione per fatti denunciati dalla UIL nel 2014
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