Il 15 febbraio del 2010 nel Comune di Maierato un movimento definito di tipo traslativo ha provocato una grossa frana interessando le località di Mosto, Drago e Giardino. Il volume del corpo della frana è stato stimato in 1-2 milioni di metri cubi con uno spessore superiore a 15/20 metri.
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Una massa enorme si è staccata dalla collina di Maierato ed è scesa giù a Valle, portandosi dietro a gran velocità anche un pezzo di strada provinciale, ma senza arrecare, fortunatamente, danni a persone.
La frana si era attivata probabilmente nei giorni precedenti, a causa delle forti piogge che avevano interessato la zona del Vibonese, c’erano vistose crepe e il terreno si era rigonfiato a Valle, ma i veri motivi della frana, all’epoca dei fatti, erano stati ricondotti, dopo approfonditi studi geologici, ad un intreccio di fattori, cioè alle scarse qualità geo-tecniche dei terreni del sottosuolo, e all’intensa circolazione idrica sotterranea.
Verso fine marzo di questo anno, la Procura di Vibo Valentia aveva disposto il sequestro preventivo di un tratto dell’ex Statale 110, oggi provinciale 3, successivamente il tratto fu riaperto dopo che la Provincia di Vibo effettuò sul luogo una sorta di bypass per evitare il tratto franato.
Tre le persone finite sul registro degli indagati: l’architetto Giacomo Consoli, 66 anni, di Vibo, e due funzionari della Provincia di Vibo Valentia, Antonio Francolino, 52 anni, di Vibo e il geometra Francesco Tulino, 55 anni, di Mileto, competente sulla ex Statale, oggi strada provinciale n. 3.
Le ipotesi di reato contestate ai tre indagati sono quelle di aver cagionato la frana e di aver messo in pericolo la sicurezza pubblica
Secondo gli investigatori, sarebbero stati indotti in errore, per via di alcuni raggiri, il Comune di Maierato, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Protezione civile e la Regione, enti finanziatori dei lavori.