Mar. Lug 16th, 2024

Conclusa l’inchiesta sulle logge, l’Antimafia prova a tracciare proposte di lavoro: dalla cancellazione delle associazioni segrete al divieto di affiliazioni per magistrati e funzionari. Ma dalla relazione emergono e pesano i silenzi e le menzogne dei Gran maestri

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Cancellazione delle associazioni segrete. Divieto di affiliazione alla massoneria per magistrati, militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia e rappresentanti consolari all’estero. Obbligo di comunicazione per dipendenti e incaricati di pubblico servizio e verifiche periodiche obbligatorie da parte dell’Ente di appartenenza. Equiparare le associazioni disciplinate dalla legge Spadolini-Anselmi alle associazioni a delinquere tout court. Sono queste le principali proposte di lavoro partorite dalla commissione parlamentare antimafia dopo mesi di lavoro sul tema “Mafie e massoneria”. Con la legislatura ormai agli sgoccioli, si tratta in realtà più di una bozza di lavoro per la prossima Assemblea, che di una proposta operativa. Ma è frutto di un’inchiesta approfondita che difficilmente si potrà in futuro ignorare, perché per la prima volta mette a nudo i problemi strutturali nel rapporto fra la massoneria e l’ordinamento democratico. A partire dal “segreto”.

MIOPIA AUTARCHICA Per la commissione c’è una «miope ostinazione della massoneria a mantenere, nonostante quanto la storia italiana ci abbia insegnato, quelle caratteristiche strutturali e organizzative, del tutto similari a quelle della mafia, che, nella loro concreta attuazione, ben valicante ogni innocuo rituale, si pongono quali fonti di alimentazione per la creazione, in ambito massonico, di un humus particolarmente fertile per la coltivazione degli interessi mafiosi». Per norme interne, struttura e prassi più fedeli all’obbedienza cui appartengono che allo Stato democratico – come dimostrano le dimissioni dei “grembiulini” della loggia Araba Fenice, andati via per protestare contro un confratello che aveva collaborato con la Digos – i massoni rischiano di fare corpo a sé. Anzi, dicono dalla commissione, sono obbligati ad essere corpo a sé da quel «dovere di segretezza, su cui è improntato l’associazionismo massonico, con tutti i suoi corollari dei vincoli gerarchici e di fratellanza, della legge e della giustizia massoniche intese come ordinamento separato da quello dello Stato e prevalente rispetto a quest’ultimo».

L’INTOLLERABILE DUPLICE SEGRETO Per i massoni – scrivono i parlamentari nella relazione – non solo c’è «un segreto interno, già di per sé inconcepibile in uno Stato democratico» ma soprattutto un segreto «esterno, anche verso le pubbliche Autorità». Ecco perché nonostante mesi di lavoro – ammettono da palazzo San Macuto – il risultato è solo parziale. «Nemmeno con il provvedimento di sequestro è stato possibile venire in possesso degli elenchi effettivi degli iscritti perché presso le sedi ufficiali forse neanche ci sono e, comunque, quelli che ci sono non consentono di conoscere un’alta percentuale di iscritti rimasti occulti grazie a generalità incomplete, inesistenti o nemmeno riportate». Insomma, la massoneria è un labirinto, spesso sconosciuto ai suoi stessi componenti di rango più basso e volutamente – sottolineano dalla commissione – ambiguo per evitare ogni eventuale violazione di quel segreto che è architrave dell’organizzazione. E in quell’ambito, chi dai massimi livelli gestisce le informazioni, di fatto gestisce potere. Anche di ricatto.

RISERVATEZZA O OMERTÀ? Ma il problema – segnalano dalla commissione – è anche un altro. Il vincolo di solidarietà interno all’organizzazione non solo consente contatti “pericolosi”, come nel caso di un magistrato onorario della Locride “avvicinato” per aggiustare un processo, ma «impone il silenzio di chi quelle richieste riceve». Tutto rimane nelle stanze ovattate delle logge, dove un reato diventa un favore e l’omertà un dovere. «La prevalenza dell’ordinamento massonico – segnalano ancora dalla commissione – impedisce allo Stato la conoscenza perfino dei reati consumati nonché il controllo dell’applicazione delle proprie leggi sui dipendenti pubblici; consente lo spregio delle regole e dei doveri civici da parte dei massoni con l’assoluzione preventiva del cerimoniere il quale garantisce che l’osservanza delle norme interne include automaticamente quella delle altre; toglie la parola agli assessori comunali, seppure impegnati nelle terre martoriate dalla mafia, per farne muti servitori della massoneria».

QUALI CONTROLLI? Nonostante i Gran Maestri abbiano giurato e spergiurato sull’efficacia dei propri controlli interni, il lavoro – seppur dichiaratamente parziale e incompleto della commissione – ha dimostrato come abbiano mentito. «Il sistema – mette nero su bianco la commissione – si è rivelato spesso inefficace, e ciò non tanto per la carenza di strumenti, come si è pure obiettato, ma soprattutto per la mancanza di volontà in tal senso. Ed invero, quando le infiltrazioni malavitose sono state accertate a livello organizzativo la scelta dello scioglimento delle logge non ha impedito, anzi ha favorito, il transito dei membri in altre articolazioni della medesima Obbedienza». Allo stesso modo, aggiungono i parlamentari «le accorate segnalazioni dei fratelli più avveduti si sono risolte nell’espulsione di costoro. Le sentenze penali di condanna per fatti di mafia, a loro volta, sono rimaste spesso ignorate dalle obbedienze massoniche che non hanno riconosciuto in esse la segnalazione di un pericolo».

TERRA DI MEZZO Dentro le logge – possono affermare i parlamentari, dati alla mano – si nascondono indagati, imputati e condannati per mafia o altri reati. Ma chi con loro divide logge e rituali è costretto dall’organizzazione stessa a tacere perché «i vincoli di obbedienza gerarchica inducono al silenzio anche sulle infiltrazioni della mafia perché altrimenti, come è accaduto, si accusa implicitamente la dirigenza massonica, che tutto vede e tutto fa, di non aver visto e di non aver fatto nulla». Dunque – spiegano dalla commissione – «se, da un lato, i singoli massoni sono menomati nella libertà di esternare la zona grigia, dall’altro lato, viene a crearsi, l’asservimento, anche rispetto a fini non massonici o addirittura mafiosi, pure da parte di coloro che, essendo chiamati a svolgere funzioni al servizio dello Stato, devono improntare le loro condotte all’assoluta trasparenza e all’incondizionata lealtà verso le Istituzioni».

ZONA DI CONQUISTA Sono queste caratteristiche strutturali, unite alla storica aggregazione delle fasce alte della borghesia e delle professioni, ad aver trasformato la massoneria in uno dei “terreni di caccia” favoriti delle mafie. E nemmeno troppo complicato da raggiungere. «È proprio il segreto, con tutte le sue appendici – affermano i parlamentari – che consente, peraltro “fisiologicamente”, l’incontro tra le due formazioni, una illecita e l’altra lecita, al di fuori di qualunque controllo esterno e, per di più, con la parvenza della liceità, così dando luogo ad una zona grigia della quale ben poco è dato sapere». Non si tratta di un problema ipotetico. Non solo la storia, ma anche la cronaca dimostra ormai regolarmente come le mafie individuino nelle logge uno strumento eversivo, in grado di condizionare la politica, l’economia, la società anche perché la massoneria «rappresenta il luogo di dialogo, diretto e solidale, con l’aristocrazia delle professioni. Il luogo privilegiato dove trattare affari, ottenere incarichi, pilotare appalti e, talvolta, “aggiustare” i processi». Tuttavia – sottolineano i parlamentari – «dalla parte delle associazioni massoniche, si è registrata una sorta di arrendevolezza nei confronti della mafia, né potrebbe essere diversamente data la costanza e la reiterazione nel tempo del fenomeno infiltrativo».

NIENTE ASSOCIAZIONI SEGRETE Ecco perché – mette nero su bianco la commissione – è necessaria una norma in grado di affermare in modo chiaro che «le associazioni sostanzialmente segrete, anche quando perseguano fini leciti, sono vietate in quanto tali, poiché pericolose per la realizzazione dei principi della democrazia e vieppiù così rivelatesi nel concreto della realtà italiana». Una storia di trame, democrazia scippata e tentazioni eversive, che più volte la massoneria, nel segreto delle logge, ha scritto di proprio pugno.

Alessia Candito

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