A finire in manette, questa volta, è stato Salvatore Procopio, 47 anni, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e detenzione illegale di armi
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di Raffaella Silvestro
La Polizia di Stato di Reggio Emilia ha arrestato il 47enne Salvatore Procopio,
ritenuto dagli inquirenti un appartenente alla ‘Ndrangheta
emiliana. L’uomo è accusato di associazione a delinquere di
stampo mafioso e di detenzione illegale di armi da sparo. La
misura di custodia cautelare in carcere è stata eseguita dalla
squadra mobile della questura reggiana, ordinata dal gip del
tribunale di Bologna, Alberto Ziroldi su richiesta del
procuratore capo della Dda, Giuseppe Amato e dalla pm Beatrice
Ronchi nell’ambito dell’operazione ‘Perseverance’.
L’inchiesta aveva già portato in manette diversi esponenti di
spicco del sodalizio tra cui Giuseppe Sarcone Grande, Salvatore
Muto (classe ’85, fratello di Luigi e di Antonio già condannati
in Appello anche nel maxi processo Aemilia), Domenico Cordua e
Giuseppe Friyio per associazione mafiosa e per tentata
estorsione aggravata dal metodo e dall’agevolazione mafiosi.
Nell’occasione era stata documentata un’attività estorsiva per
due milioni di euro di provenienza illecita ed era stata
sequestrata un’arma con matricola abrasa e illegalmente
detenuta. Arma che, secondo gli investigatori, era stata ceduta
a Cordua da Procopio. Quest’ultimo è considerato un cosiddetto
‘azionista’, in grado di compiere azioni criminali anche
violente, usando la propria autorevolezza per dirimere
controversie e conflitti favorendo in particolare la famiglia
Muto già colpita dalle operazioni Aemilia e Grimilde.