Mer. Ott 9th, 2024

Negli ultimi anni, il fenomeno delle false denunce nel contesto di separazioni e divorzi è in crescita, portando spesso all’archiviazione o all’assoluzione degli accusati. Molte di queste denunce vengono presentate per perseguire interessi economici e di affidamento dei figli. La vicenda di P. , cosi identificheremo l’uomo per non rivelare l’identità, ne è un esempio emblematico.

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Il 23 luglio scorso, il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Locri, Amelia Monteleone, ha emesso un decreto di archiviazione, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Luisa d’Elia. P., padre di due bambini, era stato denunciato un anno fa dalla moglie per presunti atti persecutori durante il procedimento di separazione e divorzio. L’unione con la moglie era finita male, tanto che l’uomo aveva deciso di lasciare la casa coniugale per trasferirsi dai suoi genitori, concentrandosi principalmente sul benessere dei figli, evidentemente provati dalla difficile situazione familiare.

Secondo quanto emerso, la moglie aveva denunciato il marito con l’obiettivo di ottenere l’affidamento esclusivo dei figli e la casa, oltre a un cospicuo assegno per sé, a parte quello destinato ai figli. In sede civile, aveva anche richiesto l’addebito del divorzio, addossando tutte le colpe al marito. Tuttavia, le accuse di atti persecutori non hanno trovato riscontro né in sede civile né penale, portando all’archiviazione delle denunce contro l’uomo.

Il marito ha raccontato la sua dolorosa esperienza, mostrando i documenti giudiziari che dimostrano la sua innocenza e spiegando la sua adesione alla “Lega Uomini Vittime di Violenza”. L’associazione, a livello nazionale, si occupa di fornire supporto morale e legale agli uomini vittime di persecuzioni psicologiche e giudiziarie da parte delle loro compagne. Questa vicenda evidenzia una problematica spesso sottovalutata: l’altra faccia della violenza di genere, in cui gli uomini si trovano a essere vittime di false accuse e denunce strumentali.

La storia di questo uomo è emblematica di una realtà sempre più diffusa, in cui mariti e padri si ritrovano coinvolti in battaglie legali estenuanti, spesso senza fondamento. La speranza è che il legislatore intervenga con riforme al Codice Penale, affinché le accuse di calunnia vengano trattate con maggiore severità e chi utilizza la giustizia per scopi personali venga adeguatamente punito.