Mer. Lug 17th, 2024

Il ricordo di Carbone, assassinato senza giustizia

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Storie di vite distanti, unite dalla tragedia, e dal nome. Venerdì scorso sono stati ricordati Massimiliano Legnazzi, 21 anni di Palermo, Massimiliano Maroni, 43 anni, e Massimiliano Carbone, 30 anni, entrambi di Locri. Tutti portano il nome di un santo, Massimiliano Maria Kolbe, beatificato da papa Paolo VI, che lo ha chiamato “martire dell’amore”, e proclamato santo da papa Giovanni Paolo II, che ha ricordato il grande sacrificio del 47enne francescano, che nel 1941 nel campo di concentramento di Auschwitz ha offerto la propria vita al posto di quella di un padre destinato alla morte.

I tre “giovani per sempre” sono stati ricordati in una messa celebrata a Sant’Ilario dello Ionio da don Giuseppe Zurzolo, che ha ripercorso la vita e le opere di carità e di fede del martire Kolbe, che ha posto al centro della sua spiritualità la Madonna quale tramite tra l’umanità e Dio. Il sottofondo musicale è stato curato dal coro “Euterpe”

Massimiliano Legnazzi ha combattuto contro un male oscuro che lo ha portato via ad appena 21 anni, giovane di belle speranze che si è dovuto arrendere su questa terra ma vive in cielo e nel cuore dei suoi cari. Un destino simile è toccato a Massimiliano Maroni, giovane avvocato di Locri, che ha lasciato una famiglia e una giovane sposa che conserva nel suo cuore ricordando il delicato sorriso e l’animo luminoso.

Massimiliano Carbone a 30 anni è stato strappato ai suoi cari e a suo figlio da una mano violenta e crudele, che ancora oggi non si conosce, nonostante le tante battaglie che i suoi familiari hanno combattuto e ancora oggi affrontano con forza e coraggio. Quella stessa forza e quell’immenso coraggio che anima Liliana Esposito Carbone, la mamma di Massimiliano, che ha preso il microfono dopo la chiusura della messa, per ringraziare chi ha voluto ricordare i tre Massimiliano e la loro vita. Mamma Liliana combatte con tenacia e spera di trovare un barlume di verità e giustizia, laddove si può ancora auspicare che si rompa il muro di omertà e silenzio che ha accompagnato, fino a questo momento, la storia di suo figlio. Non bastano, infatti, ipotesi e dichiarazioni senza riscontri per poter ricostruire quello che accadde quella tragica sera del 17 settembre 2004. Servono riscontri e certezze, che possano alleviare la sofferenza immensa che prova una madre per la perdita di un figlio.

FONTE GAZZETTA DEL SUD

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