Mar. Lug 16th, 2024

Tra i calcinacci di una tomba demolita, un osso, una scarpa e frammenti di una bara.

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Pezzi di una cassa mortuaria, la suola di una scarpa, dei brandelli di quella che sembra essere una camicia, delle vecchie maniglie e un resto osseo di non definibile provenienza. Su quei resti qualcuno, probabilmente per cristiana pietas, ha collocato un crocifisso. Il tutto in mezzo a un cumulo di macerie che ricopre quello che rimane di una tomba, all’interno del cimitero di Locri.

Al momento non è dato sapere da dove provengano quei resti e quelle macerie. Pare che in questi ultimi giorni siano state concesse dagli organi comunali preposti alcune autorizzazioni per esumare delle salme. E questo potrebbe essere un primo, importante, dato per ricostruire quanto avvenuto.

Perché si tratterebbe di un errore di chi avrebbe proceduto ad effettuare i lavori, che magari potrebbe non essersi accorto che nelle macerie ci fossero anche dei resti umani fuoriusciti da una cassa.

Una distrazione che si sarebbe dovuta evitare, per quello che potrebbe essere stato un normale spostamento di resti di defunti che, invece, si è trasformato in un fatto sgradevole e poco rispettoso del luogo e dei defunti stessi.

Sei mesi fa sul cimitero di Locri si sono accesi i riflettori dell’operazione “Riscatto – Mille e una Notte”, con la quale la Procura antimafia di Reggio Calabria ha posto in luce una serie di reati emersi nel corso delle indagini eseguite dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza dei gruppi territoriali e provinciali. Tra le ipotesi di reato prospettate della Procura reggina c’era quella relativo alla presenza di soggetti che avrebbero fatto parte o, quantomeno, avrebbero agito per conto di locali consorterie di ‘ndrangheta, che in pratica si sarebbero letteralmente “appropriate” del cimitero. Tanto che all’esito di quell’operazione, che ha portato al rinvio a giudizio di 16 imputati, mentre altri 6 sono stati ammessi al rito abbreviato, i carabinieri hanno ritenuto di aver individuato ingerenze anche nelle attività economiche afferenti al cimitero di contrada Basilea.

I militari dell’Arma hanno collegato diversi episodi delittuosi verificatisi a Locri, apparentemente estranei a contesti di criminalità organizzata, ma che sarebbero invece imputabili ad un’unica matrice riconducibile ad interessi sulla gestione dell’area cimiteriale, come le onoranze funebri e la vendita al dettaglio dei fiori proprio nei pressi del locale cimitero, esercitando il controllo del settore delle attività cimiteriali locresi, imponendo un regime di fatto monopolistico attraverso gravi azioni intimidatorie e danneggiamenti in danno di ditte concorrenti, privati cittadini e amministratori pubblici.

La lotta contro l’abusivismo nel cimitero di Locri è continuata anche dopo gli arresti dell’inchiesta “Riscatto”, con il responsabile del servizio che nelle scorse settimane ha “invitato” a demolire un’opera abusiva realizzata su suolo cimiteriale di proprietà comunale. Una vicenda nata a seguito di una denuncia fatta da alcuni cittadini che, come constatato successivamente dalla Polizia locale, hanno ritrovato sul luogo in cui era sepolta una propria congiunta la costruzione di una tomba a doppia elevazione in mattoni forati, evidentemente elevata in totale assenza di autorizzazioni.

Ieri i visitatori più attenti hanno notato la presenza di quelle macerie e di quei resti di vestiario e forse anche di altro. È una situazione sconveniente da riparare con celerità, seguendo le procedure adeguate, nel segno della pietas, intesa come compassione e rispetto per le altre persone, defunti compresi.

FONTE GAZZETTA DEL SUD

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