Un demone in bicicletta
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Venerdì 14 dicembre, nella splendida cornice di Palazzo Nieddu Del Rio si è svolta la presentazione del libro Un demone in bicicletta. Tra le montagne di San Colombano di Pierluigi Pedretti. Insieme all’autore sono intervenuti il critico letterario Antonella Falco e il vicepresidente dell’associazione ciclistica Sgambelluri, Giuseppe Martelli. La presentazione è stata arricchita dagli interventi del pubblico in sala che hanno dato vita ad una discussione piacevole e articolata. L’incontro dell’autore con l’associazione ciclistica ha da subito innescato sinergiche empatie che, anche a detta dello stesso, lo riporteranno in primavera-estate nella città di Locri per un nuovo e più approfondito meeting.
Riportiamo qui di seguito una recensione del libro scritta da Antonella Falco.
Un demone in bicicletta. Tra le montagne di San Colombano(edito dalla casa editrice Le farfalle, del poeta e editore siciliano Angelo Scandurra, segna l’esordio nella narrativa di Pierluigi Pedretti, professore di filosofia nei licei, che da molti anni si occupa di critica letteraria, scrivendo prevalentemente di letteratura di genere e di fumetto. Suoi articoli sono stati pubblicati sia su testate nazionali, quali Liberazione e La Rinascita sia su quotidiani regionali quali Calabria Ora e Il quotidianodellaCalabria. Questo suo esordio nell’ambito della narrativa può essere salutato come una felice prova delle sue qualità di narratore, nonché come libretto che pur nella sua brevità (non supera infatti il centinaio di pagine) offre al lettore una molteplicità di spunti. L’opera nasce dal resoconto delle escursioni ciclistiche dell’autore, grande appassionato di mountain bike, e finisce per rivelarsi come un’autentica e sentita dichiarazione d’amore alla propria terra, la Calabria. Suddiviso in quattro sezioni, recanti ciascuna il nome di una stagione dell’anno, più una sorta di appendice intitolata Fuori stagione, si compone di capitoletti snelli e agili come una pedalata in bicicletta, densi di quell’essenzialità che è propria di chi ha urgenza di raccontare le tante bellezze, a volte misconosciute della propria regione.Pedretti ci racconta in questo modo di località suggestive, di meraviglie abbandonate e di tesori da recuperare, ma anche di persone, storia, tradizioni. Tuttavia sarebbe riduttivo ritenere questo volumetto solo un reportage di viaggio o un testo indirizzato esclusivamente al pubblico dei cicloamatori, essendo esso anche e soprattutto un libro che offre un interessante spaccato socioantropologico della Calabria e in tal senso si pone in linea di continuità con gli scritti di antropologi calabresi quali Mauro Francesco Minervino, Giovanni Sole, Vito Teti. Si potrebbe però citare anche il grande antropologo francese Marc Augé, autore di un godibile libriccino intitolato Elogio della bicicletta. Pedretti, lungi dal fornirci una visione edulcorata della Calabria, ne sottolinea accanto ai pregi anche i difetti, focalizzando l’attenzione sui suoi problemi irrisolti, sullo stato di abbandono e di incuria in cui versano luoghi che per il loro valore paesaggistico e culturale meriterebbero ben altra considerazione, ci racconta di come mentre si sta pedalando in mezzo ad una natura rigogliosa e (apparentemente) incontaminata, sia sufficiente svoltare una curva per trovarsi davanti una immonda discarica. Altre volte ci narra di vicende storiche che hanno caratterizzato i secoli passati, come ad esempio le efferate persecuzioni dei valdesi verificatesi nel corso del Cinquecento nelle terre di Guardia Piemontese, San Sisto e altri comuni limitrofi.
Un libro come questo non può, chiaramente, prescindere da una forte componente autobiografica, e infatti l’autore si sofferma sulle proprie origini ibride, madre calabrese (di Grimaldi, provincia di Cosenza) e padre trentino (di Fiavè, provincia di Trento, ma non privo di ascendenze bergamasche), compiendo un viaggio,fisico e ideale insieme, che lo porta a riscoprire le proprie radici identitarie. Eccolo dunque, fin da bambino, testimone di due culture che si materializzano nei racconti di famiglia, da un lato quelli nordici, alpini, e dall’altro quelli di Calabria, che trovano in lui il punto di raccordo, la fusione e la sintesi tra due mondi lontani eppure accomunati dalla bellezza di paesaggi mozzafiato. Tuttavia, Pedretti lo sa bene, la Calabria è terra di luci e ombre, e spesso sono proprio queste ultime a prendere il sopravvento, essendo questa regione, troppo spesso maltrattata e vilipesa proprio da coloro che dovrebbero amarla e tutelarla.
Da ultimo, è bene sottolineare l’indubbio valore letterario di questo libro, il cui stile piacevole, sobrio ed elegante denota come Pedretti non sia solo un agile scalatore di montagne ma anche un raffinato e vorace lettore, perfettamente in grado di mettere a frutto nel migliore dei modi le sue innumerevoli letture.