Mar. Lug 16th, 2024

La contorta vicenda del servizio pubbliche affissioni rientra nel percorso di ripristino della legalità da anni avviato dall’Amministrazione Comunale di Locri. La verifica amministrativa ha riguardati e sta continuando a interessare tutti i servizi afferenti alla pubblica amministrazione. Inizia così la replica dell’amministrazione di Locri guidata da Giovanni Calabrese circa le affermazioni di Liliana Carbone, mamma di Massimiliano Carbone che in questi giorni sta attaccando l’amministrazione calabrese in merito la vicenda che rigurada la cooperativa Arcobaleno. L’amministrazione ribadicìsce nel comunicato che non corrisponde a verità quanto riportato dagli organi di stampa. Il servizio di pubblica affissione affidato per anni ad un’associazione temporanea di imprese con  capofila la cooperativa fondata da Massimiliano Carbone è già stato rinnovato e non può essere più rinnovato in base alla vigente normativa in materia. Non esistono norme che consentono di derogare all’attuale normativa in favore di familiari di vittime di mafia che intendono svolgere con modalità di impresa un servizio a scopo di lucro.

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Spiace che attraverso gli organi di stampa e in altri modi si stia cercando di fare pressioni sul comune di Locri per poter continuare a svolgere un servizio pubblico in violazione alle leggi dello Stato.

Per anni abbiamo sollecitato i familiari del compianto Massimiliano Carbone a voler condividere una soluzione. Riteniamo oggi offensivo l’utilizzo e la strumentalizzazione di una drammatica vicenda per poter ottenere qualcosa a nostro avviso non consentito dalla legge.

Se i rappresentanti dell’Associazione Libera, più volte interpellati sulla vicenda negli ultimi mesi, dovessero avere una soluzione legale l’amministrazione comunale non avrebbe alcuna difficoltà a condividerla. 

Segue lettera del Sindaco di Locri che risponde all’appello di Don Ennio Stamile Rappresentante Regionale di Libera.

Caro Don Ennio, 

ho letto e ascoltato, con non poco stupore,  le Sue autorevoli considerazioni in merito alla vicenda amministrativa della cooperativa Arcobaleno fondata da Massimiliano Carbone.

Come Lei scrive non è certamente facile amministrare in luoghi complessi. Spesso siamo lasciati soli.

Di iniziative a sostegno delle vittime innocenti di mafia a Locri in questi anni ne abbiamo fatte tante. Personalmente ho condiviso, partecipato e interpretato tutto ciò come un segnale positivo, di speranza di cambiamento. Scopro oggi, con grande perplessità, che non è stato il percorso giusto.

Io confermo con convinzione che quello che abbiamo fatto a Locri è qualcosa di molto concreto che non si è limitato a “marce e convegni”. 

Denunciare e contrastare la criminalità in una piccola realtà come la nostra non è facile ma è un atto coraggioso e giusto da parte di chi rappresenta la comunità.

Tutte le attività portate avanti in tal senso sono state fatte anche per onorare la memoria delle numerose vittime innocenti cadute nella nostra città per mano vile e assassina.

Tutto ciò non è stato per noi una passerella ma una scelta coraggiosa pur sapendo dei rischi derivanti dal fare determinate azioni. 

Demolire le case dei boss e dei loro familiari non è una passerella, denunciare il malaffare e subire minacce non è una passerella. Contribuire all’arresto con denunce concrete e circostanziate di mafiosi che si erano appropriati del cimitero cittadino non è una passerella. 

Forse se l’associazionismo non ci avesse lasciati soli avremmo potuto fare molto di più. Purtroppo siamo tutti bravi a puntare l’indice contro gli amministratori ma ci dimentichiamo di manifestare sostegno e vicinanza a chi ha il coraggio di esporsi con azioni concrete.

Venendo alla situazione lamentata dalla signora Carbone, alla quale va tutto il nostro rispetto per la drammatica vicenda della violenta morte di Massimiliano e per il costante percorso di richiesta di giustizia dalla stessa portato avanti, La invito a fornirci una soluzione che non contrasti con le vigenti normative in materia.

Non si può però pretendere che un amministratore  o un familiare di vittima di mafia non rispetti la legge. Nel caso specifico non si può accettare che la cooperativa gestita dal fratello di Massimiliano Carbone continui ad operare in presenza di un contratto non solo da anni scaduto ma anche in totale violazione di quanto stabilito dagli accordi contrattuali.

Per quattro lunghi anni, alla luce della situazione e con tutte le necessaria accortezza e sensibilità del caso, abbiamo invitato il signor Carbone a condividere delle soluzioni con l’Amministrazione comunale. Abbiamo però riscontrato disinteresse e un modus operandi poco consono date le circostanze. Pertanto, non abbiamo “mandato a dire” come impropriamente è stato affermato dalla signora Carbone, ma nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge, ci siamo adoperati per il tramite dell’ufficio legale dell’Ente per il rispetto della vigente normativa in tema di pubbliche affissioni. 

La normativa italiana prevede garanzie e alcune opportunità per i familiari delle vittime innocenti di mafia ma non che possano essere autorizzati sic et sempliciter alla violazione delle norme dello stato italiano.

In ogni caso La invito a voler dare un contributo di idee finalizzato a trovare adeguata soluzione nel duplice rispetto della memoria di Massimiliano Carbone e della legge dello Stato Italiano. Comprendo e potrei condividere gli sfoghi ma, purtroppo, non sono risolutivi di problematiche serie e complesse come quella del rapporto anomalo tra il servizio di pubbliche affissioni comunale e la cooperativa del  Signor Davide Carbone.

Certo di un riscontro e di un valido contributo,  rinnovo la mia stima, ammirazione e fiducia all’Associazione Libera da Lei rappresentata in Calabria che è anche nostra “cittadina onoraria” per il tramite del suo grande fondatore Don Luigi Ciotti.

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