Dom. Set 1st, 2024

I cittadini di Locri se ne sono accorti da qualche giorno: in numerose zone i mastelli della raccolta differenziata sono rimasti pieni, il numero dell’info point attivato per la segnalazione dei disservizi squilla a vuoto, e ci si domanda come mai un meccanismo che fino all’altro ieri appariva pressoché perfetto, a un certo punto si sia inceppato.

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Le risposte arrivano da una lettera indirizzata dal coordinatore provinciale del sindacato Slai-Cobas alla Prefettura di Reggio Calabria, alla Muraca Srl (affidataria, in regime di prorogatio, del servizio di gestione integrata dei rifiuti a Locri) e allo stesso Comune di Locri, con cui viene proclamato, a partire da mercoledì 16 febbraio, lo stato di agitazione dei dipendenti della società lametina.

Nella lettera di Nazareno Piperno, con la quale viene altresì esperita la procedura conciliativa e di raffreddamento, prevista dalla legge 146/90 «con riserva – specifica Slai Cobas – di proclamazione dello sciopero nelle forme e nei termini di legge», si chiarisce anzitutto che «ai lavoratori non viene pagato lo stipendio dal mese di novembre 2021» e si dà notizia di quella che è stata definita la «situazione ancora più allarmante» che riguarda la figura del coordinatore «il quale – scrive Piperno – se da una parte rivendica il pagamento di cinque e non quattro mensilità, poiché non gli è stato pagato neppure il mese di settembre 2021, dall’altra parte chiede di esser messo nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro, essendo a disposizione dell’azienda».

La piattaforma rivendicativa si arricchisce di ulteriori richieste, che riguardano in primo luogo la regolare assunzione di tutti i lavoratori con contratto collettivo nazionale di lavoro “Fise Assoambiente”, mentre Slai Cobas lamenta l’assunzione di alcuni di loro col contratto “imprese di pulizie e multiservizi” che, scrive Slai Cobas «non è applicabile nello specifico settore» e, per i lavoratori assunti col contratto più appropriato, si evidenzia «il mancato riconoscimento del passaggio di livello dal “J” al successivo, avendo maturato i dipendenti gli anni di servizio necessari».

Ma non solo. Nella lettera, Piperno evidenzia che “la condizione in cui questi operai sono obbligati a svolgere il proprio servizio, ossia senza essere dotati degli indumenti necessari – compresi i dispositivi di protezione individuale – e in mancanza di servizi igienici e di spogliatoi” e la mancata retribuzione della spettante indennità integrativa di lavoro notturno.

Il sindacato individua anche una «colpa dell’amministrazione appaltante» dal momento che Slai Cobas aveva chiesto anche l’attivazione dell’intervento sostitutivo per pagare direttamente i dipendenti, mentre «il Comune – ha scritto Piperno – è rimasto immobile e in silenzio, non ha dato seguito alla citata richiesta, nonostante gli obblighi nascenti in conseguenza dell’apertura di tale procedimento e delle responsabilità nascenti in capo a coloro che non lo osservano» tanto da aver manifestato, secondo il coordinatore provinciale di Slai Cobas «l’intenzione di voler prendere le distanze da questi lavoratori, dichiarando, quasi apertamente, di non comprendere le loro esigenze».

Da qui la proclamazione dello stato di agitazione, l’esperimento della procedura conciliativa e di raffreddamento e, ove non dovesse sortire gli effetti sperati, «la proclamazione dello sciopero nelle forme e nei termini di legge».

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