Mer. Lug 17th, 2024

Trentaquattro anni dopo la
giustizia ci ripensa e dà ragione
ai dubbi di chi sostiene che
per quel delitto fino ad oggi è
stato in carcere un innocente.
A più di sei lustri di distanza
dalla condanna all’ergastolo
per l’omicidio di Antonio D’Agostino,
freddato in un agguato
a Roma il 2 novembre del ’76,
il boss Domenico Papalia è
stato assolto dalla Corte d’appello
di Perugia. Una nuova
perizia balistica ha escluso che
Papalia, insieme alla vittima al
momento dell’agguato, abbia
potuto sparare a bruciapelo
contro D’Agostino, secondo
alcuni all’epoca vicino al magistrato
Vittorio Occorsio, freddato
solo qualche mese prima.
Primogenito della famiglia di
Platì indicata come uno dei
clan più potenti della mafia
calabrese e delle sue colonie
lombarde, Papalia era stato
individuato subito come esecutore
materiale dell’omicidio,
coperto – a detta di investigatori
e inquirenti dell’epoca – da
un’abile messinscena.
Papalia ha sempre raccontato
che al momento dell’agguato
stava passeggiando con
D’Agostino, quando un uomo
si sarebbe accasciato di fronte
a loro, sparando in rapida
successione quattro colpi. Una
versione cui nè inquirenti, nè
giudici hanno creduto, condannando
Papalia in ogni
grado di giudizio. Un verdetto
opposto a quello cui ieri la
Corte perugina, al termine di
meno di due ore di camera di
consiglio, ha accolto la richiesta
di assoluzione del legale
di Papalia, Cesare Placanica.
Una decisione invocata sulla
base di una nuova perizia che
ha ribaltato quella effettuata
nel ’76, come sulle recenti dichiarazioni
del pentito Cesare
Polifroni, secondo il quale
D’Agostino e Papalia erano
all’epoca in affari. Un primo
punto per la difesa nella storia
di una partita giudiziaria che
dura da trent’anni e potrebbe
non essere finita.
Nel corso dell’udienza di
ieri la Corte – presieduta da
Giancarlo Massei – ha assolto
l’imputato che, al termine
dell’udienza, rivolgendosi al
suo legale ha detto: «Avvocato,
non ci diciamo niente
altrimenti scoppio a piangere».
Papalia non tornerà libero, in
quanto detenuto per altra causa.
La Procura generale di Perugia
potrebbe procedere con
il ricorso in Cassazione. Una
prima richiesta di revisione del
processo era stata presentata
per lui nel ’94 dall’avvocato
Carlo Taormina, all’indomani
delle dichiarazioni dell’allora
senatore del Pds Ferdinando
Imposimato, che da giudice
fece arrestare e condannare
Papalia. Intervenendo al
Maurizio Costanzo Show, l’ex
magistrato si dichiarò invece
pentito di quel verdetto perché
«non convinto» delle prove a
carico dell’imputato.
re. lo.

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