Mer. Lug 17th, 2024

Il nuovo romanzo di Gianluca Veltri presentato al Museo del Rock

“La vita di ognuno è speciale e nessuna vita è inutile, nessuna vita é
incolore.
Dipende da come la racconti”.
Questa frase di Gianluca Veltri, scrittore, giornalista culturale e musicista, racchiude bene il senso del suo
ultimo libro, “L’odore dell’arrivo”, pubblicato da Ferrari editore.
Il volume é stato presentato al Museo del rock di Catanzaro, fondato e diretto da Piergiorgio Caruso.
Veltri e Caruso, nell’occasione, si sono confrontati sui temi proposti dal libro di fronte ad un pubblico che
si é dimostrato attento e partecipativo.
“L’odore dell’arrivo” contiene anche un postfazione di Dario Brunori, noto come “Brunori Sas”,
cosentino come Veltri, sicuramente una delle espressioni più interessanti del nostro cantautorato.
“E’ un libro – dice Gianluca Veltri – che nasce dalla perdita e dal desiderio di trattenere il tempo. La
perdita del passato, della giovinezza, dei genitori ed il tentativo di trasformare tutto questo in qualcosa di
gioioso e, alla fine, di letterario.
Non è una autobiografia, ma un tentativo di rileggere episodi della vita passata in controluce rispetto a
tante cose, alla musica, alla natura, mettendo in comunicazione fatti della propria vita che fino a quel
momento non si era pensato di collegare l’uno con l’altro. Quindi è un libro di corto circuiti, di risonanze,
in cui metto insieme cose diverse. Anche per questo dico che il libro non è un’autobiografia perché i fatti
che racconto sono assolutamente normali e fanno parte della vita di tutti”.
E la musica, la tua grande passione? “La musica – risponde Veltri – è una componente. Però,
contrariamente a quanto avevo fatto fino a qualche anno fa quando mi occupavo prevalentemente di
musica, l’ho utilizzata non come un fine ma come uno strumento, un mezzo, per arrivare a descrivere
meglio le emozioni. Con questo libro, in sostanza, la musica non è più lo scopo della mia scrittura”.
“Gianluca caro – scrive Dario Brunori nella postfazione del libro – la tua narrazione, così come la mia,
d’altronde, rappresenta un tenero tentativo di tenere in piedi quel matrimonio improbabile, eppure
duraturo, tra il Sud pragmatico ed aspro in cui siamo cresciuti e il dorato mondo della fantasia, della
creatività, della follia. Quell’altrove narrato nelle storie che arrivavano da lontano, che sapevano di
campagna inglese più che di caciocavallo silano. Sei stato bravo a mescolare tutto quell’altrove con il tuo
vissuto personale. Perché solo la scrittura riesce a rendere giustizia a quelle connessioni tanto impensabili
nella vita quotidiana quanto possibili nello spazio della nostra vita interiore. Perché il vissuto di ognuno
non é solo quello dei fatti esteriori, ma é un film proiettato da e nella nostra mente. Qualcosa che succede
un po’ dentro e un po fuori, insomma”.
Nel corso della presentazione del libro al Museo del rock Gianluca Veltri ha dato anche dimostrazione
delle sue qualità di musicista, eseguendo alla chitarra alcuni brani rock e una bella canzone di Giorgio
Gaber, “Un gesto naturale”

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