Gratteri passa in rassegna i limiti dei sistemi processuali dei Paesi dell’Ue: «Tutti pensano che la coca passi solo da Gioia Tauro, ma la verità è che noi la sequestriamo. A Rotterdam, invece…». Facciolla: la presenza del Csm segna un cambio di passo.
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«Il funzionamento di tutto il sistema passa dal funzionamento della Procura ordinaria, del Tribunale, della corte d’Appello. A nulla valgono le indagini migliori se alla base c’è un sistema farraginoso o un codice di procedura penale non informatizzato, come è quello italiano. Se non affrontiamo il problema dei carichi di lavoro nei tribunali, il contrasto alle mafie ne risente, e in modo determinante». La seconda sezione dell’incontro di venerdì pomeriggio con i rappresentanti del Consiglio superiore della magistratura è dedicata al tema “Ufficio del pubblico ministero”. L’incontro è coordinato dalla pm Annamaria Frustaci. Nicola Gratteri, procuratore capo della Repubblica a Catanzaro, che affronta il tema del contrasto ai fenomeno criminali e coordinamento investigativo internazionale, non ha dubbi: «Non sono solo i maxiprocessi a fare la lotta alla mafia. La lotta alla mafia è dare risposte ai cosiddetti reati bagatellari. Se io risolvo oggi – è l’esempio che porta il procuratore – il problema di un cancello abusivo, tra un anno ho risolto il problema di un omicidio, tra un anno non avrò un omicidio. Se oggi do una risposta per una truffa online, domani la stessa persona verrà a denunciare un’estorsione».
COOPERAZIONE TRA PROCURE Alla base del contrasto alla criminalità non c’è solo il problema di un sistema farraginoso o l’urgenza di riuscire a dare risposte ai numerosi reati minori e conquistare fiducia nella popolazione. C’è anche il problema della cooperazione tra procure. «Noi abbiamo problemi di cooperazione tra procure in Italia – ha detto Gratteri –. Ci sono ancora dei “solisti” nelle procure distrettuali, persone che per mesi nascondono l’esistenza di un collaboratore di giustizia». Reagire alla mancanza di cooperazione necessita, secondo il procuratore di interventi decisi.
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Altro tema spinoso è quello della cooperazione internazionale che trova proprio in Europa gravissimi inciampi.
«Noi abbiamo tre modi di approcciarci con il mondo per quanto riguarda la cooperazione internazionale. Abbiamo le rogatorie, i trattati bilaterali e il trattato di Schengen. Per quanto riguarda il trattato di Schengen, in teoria funziona. Nella sostanza abbiamo dei sistemi processuali e culturali, pur appartenendo tutti alla Comunità europea, molto diversi», ha spiegato il procuratore. La paura che impiega tutte le energie dell’Europa oggi è il terrorismo, la sicurezza. Questo mette ai margini il problema della pervasività delle mafie «nonostante in Germania vi siano almeno 60 locali di ‘ndrangheta, in Svizzera almeno 30 e in Belgio, Olanda, Portogallo, nell’est europeo, esiste in modo sistematico, radicata la ‘ndrangheta», ha detto Gratteri. Eppure solo in Italia, per esempio, è possibile il provvedimento di ritardato arresto dettato da un sequestro. «Mettiamo il caso in cui un soggetto abbia un due chili di cocaina in casa. Il procuratore di Rotterdam ha l’obbligo di fare la perquisizione, sequestrare la droga e arrestare il soggetto», è l’esempio che porta Gratteri. Agli investigatori italiani, invece, interessa sapere da chi è stata comprata e a chi verrà venduta la droga. In Europa non è possibile il ritardato arresto dettato da un sequestro. Questo modo di condurre le indagini, oltre a non portare a solidi risultati, trae diversi inganni. Prendiamo il porto di Gioia Tauro e quello olandese di Rotterdam. «La gente – ha spiegato Gratteri – comunemente pensa che la ‘ndrangheta faccia arrivare la cocaina dal porto di Gioia Tauro. La differenza è che a Gioia Tauro riusciamo a sequestrare la cocaina perché facciamo le indagini e controlliamo il porto». Invece ignoriamo il fatto che nel porto di Rotterdam con i suoi 35 chilometri di banchine «arriva di tutto e di più».
«In Spagna non vogliono sentire parlare di intercettazioni. Eppure in Spagna vi sono depositi di tonnellate di cocaina pronta ad essere venduta. In Germania non si vuol sentire parlare di intercettazioni ambientali nei locali pubblici». «In una Europa così disordinata e così disorganica – ha detto il procuratore – sento oggi parlare di Procura europea. Ma, con queste premesse, l’Italia avrà la forza di imporsi rispetto a Germania e Francia? È tempo per omologare i codici? Il rischio è quello di una omologazione al ribasso».
COCAINA E MERCATI EUROPEI «La cooperazione è fondamentale per fare contrasto alle mafie e la ‘ndrangheta ormai è l’unica mafia al mondo presente in quattro continenti. In Europa dovremmo attrezzarci anche se l’Europa non mostra interesse nel contrasto alle mafie perché i Paesi europei dovrebbero spiegare come mai per 25 anni hanno negato ai propri cittadini l’esistenza delle mafie. E poi scoraggerebbero gli investitori». Infatti, ha spiegato il procuratore di Catanzaro, solo il 9% della vendita della cocaina in Europa da parte dei cartelli Sudamericani fa ritorno in Sudamerica, il resto viene investito in Europa. «Quindi la vendita della cocaina sta reggendo parte del mercato tedesco, olandese, francese, spagnolo. Questo lo sanno bene gli economisti di quegli Stati che fanno finta di non capire». Bene, invece, per quanto riguarda i trattati bilaterali. «Siamo avvantaggiati per quanto riguarda i trattati bilaterali. Un trattato bilaterale che sta andando molto bene è quello fatto con gli Stati Uniti». Al contrario, uno zoccolo duro è rappresentato Paesi balcanici «dove c’è una corruzione spaventosa, dove ogni cosa ha un prezzo».
INTERESSI DELLE PERSONE OFFESE Ha parlato, tra le altre cose, degli interessi delle persone offese il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla il cui intervento verteva su “organizzazione e risorse degli uffici di procura”. Le persone offese, secondo il procuratore, «necessiterebbero di strumenti di ascolto e di sussidio», mentre spesso vengono affidate alle sole cure di un difensore.
PROBLEMI QUOTIDIANI «Sono a capo di un ufficio giudiziario che non ha dirigenti amministrativi», ha detto Facciolla. Il lavoro quotidiano nel cercare di dare risposte all’utenza si scontra così con le problematiche logistiche per far funzionare l’ufficio. Una battaglia quotidiana che non produce risultati nonostante il lavoro dei magistrati si protragga fino a tardi.
A margine dell’incontro il procuratore di Castrovillari ha dichiarato che l’incontro con i componenti del Consiglio superiore della magistratura «indica un cambio di passo che stiamo chiedendo da più tempo e il Consiglio superiore che è il nostro organo di autogoverno, in questi mesi e soprattutto in questi ultimi anni ha dato segnali molto forti, mostrando una grande sensibilità verso il nostro territorio, le nostre peculiarità che sono quelle della cronica carenza di personale sia come magistrati che come personale amministrativo e con l’adozione di circolari, soprattutto in materia di organizzazione degli uffici giudiziari che rappresentano un po’ il faro guida che dobbiamo seguire per superare queste difficoltà».