Mar. Ago 27th, 2024

Nell’album fotografico sottoposto dagli investigatori, l’ingegnere assuntore di droga ha riconosciuto “i suoi amici fornitori”

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In tanti hanno avuto il coraggio di denunciare il clan degli zingari, dagli imprenditori edili, agli allevatori, ma anche professionisti, che da assuntori hanno deciso di vuotare il sacco davanti agli investigatori fornendo uno spaccato della malavita su Viale Isonzo, Pistoia, Aranceto e Corvo, quartieri a sud della città per anni sotto il dominio dei rom. Nella corposa documentazione che costituisce la richiesta formulata dalla Dda sulle misure cautelari, che ha portato il gip distrettuale a disporre 62 arresti eseguiti dalla uomini della Mobile, si parla di un ingegnere elettronico di Catanzaro, chiamato a sommarie informazioni il 6 novembre 2020, le cui dichiarazioni hanno consentito di ricostruire le dinamiche del gruppo criminale, il “ruolo” di comando attribuito a Domenico Passalacqua, le modalità di acquisto della droga venduta dallo stesso,  ma anche da Giosuele e Antonio Passalacqua, dai quali aveva ricevuto la cocaina all’interno dell’abitazione principale in viale Isonzo, nella stalla situata “poco più sotto” e in località Barone di Catanzaro, dove erano state trasferite momentaneamente le attività di spaccio al minuto, riferendo i luoghi delle diverse basi operative. Il professionista ha confermato quanto acquisito nel corso delle intercettazioni telematiche e telefoniche, anche sui suoi contatti con Domenico Passalacqua apparentemente finalizzati a concordare ricariche di denaro online, saluti o a fissare un appuntamento, mentre invece il reale motivo era l’acquisto di droga. Ha riconosciuto in foto tutti i rom con cui si era incontrato, individuando gli uomini di fiducia di Domenico Passalacqua in Antonio Delisi, Francesco Galeota, Luigi Mancuso e Andrea Scicchitano.  Agli investigatori ha dichiarato di far uso di cocaina  da circa sette anni e di essere entrato in contatto, attraverso alcuni conoscenti, con alcuni rom di viale Isonzo con i quali ha instaurato nel corso degli anni dei rapporti al punto da definirli “i miei amici fornitori di cocaina”. Ha riferito di essersi rifornito di droga, spendendo 50 euro per ogni dose di cocaina acquistata. “Credo sia impossibile quantificare il numero di cessioni che Mimmo U Bifaru (Domenico Passalacqua ndr) mi ha venduto nel corso degli anni, cessioni avvenute in maniera continuativa anche due volte al giorno a partire dal 2017 fino al mese di ottobre 2020”. La droga acquistata la pagava, per sua stessa ammissione con denaro contante o in alcuni casi attraverso ricariche telefoniche o ancora utilizzando carte di credito intestate ai suoi familiari. “Facendo una stima approssimativa del totale di danaro pagato alla famiglia Passalacqua per le cessioni di cocaina in tre anni, posso dire di aver superato quasi certamente i 50-60mila euro. “Mi sono recato a ritirare le dosi di cocaina sia nell’abitazione  di Mimmo, in alcune circostanze nei locali della stalla, che è posta sotto l’abitazione di Mimmo e qui la cocaina mi è sempre stata consegnata da Giosuele sempre presente in questo altro luogo insieme al cognato che so chiamarsi Antonio” . In sede di verbalizzazione, il professionista ha dichiarato che gli unici rom a cedergli la cocaina erano proprio Domenico, Giosuele e Antonio Passalacqua, spesso impegnati a consegnare le dosi anche in presenza dei figli minori di 14 anni. “Ricordo che in una circostanza ebbi a rimproverare Mimmo e Giosuele, per le condizioni precarie nelle quali avevo trovato i loro figli. 

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