Lun. Ott 7th, 2024

Giuseppe Caminiti e i legami con i clan calabresi puntavano ai parcheggi degli stadi italiani, con mire su Roma e Torino. Fermati dai “paesani” nella città sabauda, ma con ambizioni da estendere anche all’Olimpico.

Continua....


festivalCosmos
futura
autolinee-federico-agos-24
JonicaClima
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

I calabresi estendono le loro mire sugli stadi italiani, puntando a controllare la gestione dei parcheggi. Il protagonista di queste manovre è Giuseppe Caminiti, “re dei parcheggi” dello stadio di San Siro e stretto collaboratore di Giuseppe Calabrò, noto come ‘u Dutturicchio, legato ai clan della ‘ndrangheta di Milano.

Dalle intercettazioni della Squadra mobile di Milano emerge il piano di espansione di Caminiti, che ambiva a estendere il controllo anche sullo stadio di Torino. Tuttavia, la presenza della famiglia Belfiore, potente clan calabrese originario di San Luca, lo costringe a desistere. «Mi volevo prendere il parcheggio di Torino – spiega Caminiti – ma lì ci sono i Belfiore, forti anche a Torino».

Mentre su Torino il progetto viene bloccato, le speranze di espansione si concentrano su Roma, dove Caminiti, con l’appoggio di Calabrò, cerca di replicare il modello di business già consolidato a Milano. «Con Roma abbiamo fatto bingo», afferma, sottolineando che dietro la gestione dei parcheggi si cela un business enorme, che spazia dai ristoranti alla Curva.

La rete di contatti mafiosi di Caminiti si estende fino a Cosa nostra e alla banda Vallanzasca, con cui il “re dei parcheggi” negozia accordi per affari illeciti, compreso il traffico di droga. Gli inquirenti, tuttavia, scoprono che dietro i piani di espansione di Caminiti si nasconde anche una spietata attitudine a eliminare la concorrenza. «Li ammazzo come i cani se mi toccano – dice minaccioso – ho fatto la guerra per prendere lo stadio». Parole che evidenziano la tensione attorno alla gestione di San Siro e che risultano ancora più inquietanti alla luce delle accuse contro Caminiti, sospettato dell’omicidio di Franco Borgioli, luogotenente di Francis Turatello, nel 1992.

Il progetto per prendere il controllo dei parcheggi dell’Olimpico viene discusso nello studio di Gherardo Zaccagni, imprenditore già coinvolto nella gestione dei parcheggi a San Siro. Le intercettazioni rivelano che «Zaccagni si era garantito anche la gestione dei parcheggi di Roma grazie all’intervento di un uomo legato a Caminiti e Calabrò». Il piano era chiaro: replicare il modello Milano a Roma e consolidare un impero che attraversa i principali stadi italiani.

Mentre la criminalità organizzata continua a puntare su affari legati agli stadi, le indagini delle Procure antimafia su Milano, Roma, Napoli e Genova gettano luce sulle infiltrazioni nei settori più insospettabili, evidenziando come gli stadi italiani siano diventati nuovi terreni di conquista per i clan.