Mar. Lug 16th, 2024

Colloquio con Luciana Daqua assistente sociale e docente universitaria in pensione, con grande attenzione alle maggiori fragilità sociali

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“Essere ‘in uscita’ significa per ciascuno di noi diventare, come Gesù una porta aperta”: le parole di papa Francesco in Ungheria avvalorano la scelta fatta quest’anno di assegnare il ‘Riconoscimento Internazionale Santa Rita’, in occasione della festa a lei dedicata, a donne che incarnino il valore del servizio al prossimo.

Sono così state scelte: Luciana Daqua, assistente sociale e docente universitaria in pensione, con grande attenzione alle maggiori fragilità sociali; Antonella Dirella, insegnante che, una volta rimasta vedova, si è consacrata totalmente a Dio; Franca Pedrini, attenta al prossimo soprattutto nella sua dimensione locale, in particolare come presidente della cooperativa sociale veneta ‘I Piosi’, una delle realtà più innovative del territorio, che nel 2022 ha avuto l’occasione di uno scambio con l’allora premier Mario Draghi.

Presentando le tre donne suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del monastero Santa Rita da Cascia, ha sottolineato il significato dell’invito del papa: “A nome di tutta la mia comunità, sono felice di raccogliere l’invito del pontefice ad aprire le porte contro l’egoismo, l’individualismo, l’indifferenza, per permettere a tutti di entrare e sperimentare l’amore del Signore.

E di aver scelto di premiare quest’anno, di fronte agli eventi dei nostri tempi, quali pandemia da poco superata, guerra nel cuore dell’Europa, migranti disperati in fuga, proprio quelle donne che ogni giorno scelgono di essere servizio per il prossimo. Le ‘Donne di Rita’ dimostrano di anno in anno come ancora oggi sia possibile vivere secondo i valori che guidarono l’esistenza della santa, quali il perdono, l’amore, e in questo caso la carità”.

Luciana Daqua, calabrese, una donna che rimasta vedova giovane, dona la sua vita al servizio dell’Amore, per amore. Assistente sociale e docente universitaria in pensione, fin da giovanissima, sente vivo nel cuore il desiderio di ‘aiutare il prossimo in qualsiasi forma’. Il suo sogno di fare il medico missionario in India, si interrompe al secondo anno di università.

Ma una volta sposata, con l’appoggio del marito, scomparso prematuramente, ed una fede salda, riesce a realizzare la missionarietà in loco, creando quella famiglia aperta al dialogo e al confronto, accogliendo nella gratuità ed accompagnando senza limiti di tempo extracomunitari, prostitute, donne violentate, omosessuali non accettati dalla famiglia, persone con disagio psichico, donne pronte all’aborto (che oggi godono dei loro figli) a intravedere, nel buio dei loro drammi esistenziali, senza uscita, uno spiraglio di luce, una via d uscita dal loro sepolcro, verso un futuro migliore.

Riceve il Riconoscimento per aver fatto della sua professione e della sua famiglia un porto sicuro per gli emarginati della società del consumismo, senza mai trascurare la formazione scientifica da trasmettere agli studenti negli anni di docenza, con i quali ha realizzato anche scambi formativi e culturale organizzando stage in diversi posti in Italia.

E’ stata catechista in parrocchia, ministra straordinaria della comunione, formatrice presso la Scuola Teologica-pastorale portando avanti un ‘modello integrato’, la cui base di sviluppo era proprio l’ascolto, chiave per entrare in relazione: ‘Ascoltar-Si per Ascolta-Re’. Tuttora è catechista del Cammino Neocatecumenale.

A lei abbiamo chiesto di raccontarci in quale modo è possibile un mondo migliore: “Siamo in pieno cambio antropologico e la domanda pretende una risposta articolata, un excursus sull’analisi del ‘modello famiglia’ che si è caratterizzato nel tempo e che il tempo ha prodotto. Mi limito a dire che il punto fondamentale per vivere un mondo migliore è quello di recuperare le relazioni, quelle fondanti nella Relazione… in Cristo Gesù” .

Come nasce il desiderio di aiutare il prossimo?

“Sono una appassionata dell’umano, perché grazie all’umano, incontro il Divino. E’ grazie all’altro ed alla relazione con l’altro che vivo la vita, perché la vita è relazione d’Amore. E’ desiderato bisogno, una necessità per me…sai perché hai fame?…hai fame e basta…cosi per me…l’altro, il sacro dell’Altro nella persona che incontro, questo è il senso della mia vita. L’altro è un bisognoso come me, che mi aiuta ad arricchirmi della bellezza della diversità…per questo nella povertà dell’altro, celebro la mia”.

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