Ven. Nov 22nd, 2024

A Riace, un piccolo borgo che affonda le sue radici nella tradizione rurale, abbiamo scattato una fotografia in un vecchio ambulatorio medico, dove nel 1921 esercitava il dottor Pinnaro’. Due avvisi raccontano di un tempo lontano ma, allo stesso tempo, paradossalmente vicino. Uno riguarda l’orario delle visite e l’altro il prezziario delle prestazioni. C’era un dettaglio che spiccava tra le righe: la “visita alla porta”. Un tipo di consulto riservato ai contadini e a chi non poteva permettersi un controllo accurato. In pratica, il paziente non entrava nemmeno nello studio, ma veniva esaminato in sala d’attesa, a margine delle prestazioni sanitarie riservate ai più abbienti. Una prassi comune in quegli anni, che sottolineava la netta divisione sociale tra i benestanti e la massa contadina, che spesso pagava le cure “in natura” – con uova, formaggi, prodotti agricoli – piuttosto che in denaro.

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Questa scena d’altri tempi, immortalata in due semplici cartelli, invita a riflettere sul presente. Se allora era la povertà dei contadini a giustificare una sanità “a più velocità”, oggi, nonostante il progresso tecnologico e i diritti universali sanciti dalle costituzioni moderne, si assiste a una preoccupante regressione. Sempre più persone, nonostante il sistema sanitario pubblico, si trovano costrette a rinunciare alle cure o a posticiparle per via dei costi. Se, cento anni fa, i contadini pagavano con il frutto del loro lavoro, oggi molte famiglie si trovano a dover fare sacrifici simili, vendendo beni o ricorrendo a prestiti per accedere a cure mediche essenziali.

Le lunghe liste d’attesa negli ospedali pubblici, il progressivo aumento delle prestazioni sanitarie private e il numero crescente di persone che, per risparmiare, rinunciano a visite specialistiche e cure preventive, stanno tracciando un solco sempre più profondo tra chi può permettersi una sanità di qualità e chi no. La domanda sorge spontanea: stiamo davvero tornando a un’epoca in cui la salute diventa un lusso?

La fotografia di quegli avvisi è uno specchio del passato che ci invita a guardare con attenzione al futuro. Se la salute è un diritto universale, perché così tanti non riescono a esercitarlo? Una riflessione che coinvolge non solo Riace, ma l’intero Paese.