Mar. Lug 16th, 2024

Il sodalizio nato all’indomani della strage di Cutro chiede maggiore attenzione per i familiari delle vittime del recente naufragio a Roccella Jonica, invocando una risposta concreta e umana da parte dello Stato.

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La Rete 26 Febbraio, costituita in risposta alla tragedia dei migranti di Cutro del 2023, esprime dolore e rabbia per il recente naufragio al largo delle coste calabresi, che ha causato oltre 60 morti, di cui 36 corpi già recuperati. In una lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il sodalizio denuncia l’ennesima tragedia come un “migranticidio” che tradisce i principi fondatori dell’Unione Europea.

«Questi drammi sono il risultato di scelte che favoriscono la speculazione e la circolazione di beni e armi, impedendo al contempo il diritto universale alla mobilità per chi fugge da guerre, cambiamenti climatici e persecuzioni», scrive la Rete. «Queste persone sono poi sfruttate in condizioni di semi schiavitù nei nostri cantieri e nelle nostre campagne».

La Rete 26 Febbraio chiede una presa di coscienza collettiva e una radicale inversione delle politiche migratorie, opponendosi a strategie disumane e riaffermando la centralità dell’umanità e del rispetto per la vita e la dignità di tutti.

Il recente naufragio a Roccella Jonica, dove sono sbarcati 11 sopravvissuti il 17 giugno, ha riportato alla luce l’indifferenza e la disorganizzazione nella gestione delle vite dei migranti. «A Roccella si consuma l’ennesima tragedia, trattando corpi come pacchi scomodi da nascondere alla vista, evitando una seconda Cutro», denuncia la Rete, evidenziando il dolore di chi cerca notizie sui propri cari.

Il comunicato della Rete 26 Febbraio conclude con un appello al Presidente Mattarella: «Come a Cutro, chiediamo che lo Stato si faccia carico del sostegno ai familiari, promuovendo il prelievo celere del DNA per i riconoscimenti e attivando la rete diplomatica per il rimpatrio delle salme. Presidente, i morti di Roccella chiedono la stessa dignità e rispetto dei morti di Cutro. Noi ci siamo. Ci sia anche lo Stato».

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