Mar. Lug 16th, 2024

Pane di Cerchiara, di Cutro, di Botricello, di Mangone, di Cuti, di Capizzaglie, pane di jermanu e di castagni, di Sant’Antonio e di San Martino, con le olive o con la cipolla e poi pitte, collure e cullurelle e chissà quante altre varietà ha e quanti altri nomi porta il cibo più amato dai calabresi e da quanti hanno avuto la fortuna di assaggiarlo: U pani ‘i casa.

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Il pane calabrese ha il sapore antico del retaggio magnogreco e porta con sé identità e tradizione nel suo complesso simbolismo antropologico di socialità, condivisione e religione. In Calabria la tradizione vuole che sul pane messo a lievitare si faccia un taglio a forma di croce, a volte si mette dentro anche un rametto di ulivo benedetto. In molte zone della regione mentre si impasta il pane, si recita così: Crisci crisci pasta, cumu nostru Signuri ‘ntra la fascia/Quantu pani pozzu fari? Quantu alla famigghja mia pozzu saziari/e alli povareij ndaju a dari ppi quanta rina c’è allu mari.

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