Gio. Ago 8th, 2024

L’amministrazione comunale di Lamezia Terme è stata commissariata per mafia per la terza volta in poco più di 26 anni. Dalla giunta Dc di Anastasio al forzista Scaramuzzino, fino al terremoto dell’operazione “Crisalide”

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La decisione del Consiglio dei ministri, arrivata nella serata di ieri, cade come una pietra tombale sull’amministrazione comunale di Lamezia Terme finora guidata da Paolo Mascaro. Quello che sembrava un incubo nebuloso e remoto ha assunto col tempo i contorni di un’inquietante realtà, soprattutto dopo le recenti dichiarazioni di Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia.
L’esperienza Mascaro, durata poco più di due anni e mezzo, è giunta così al capolinea dopo un’estate a dir poco turbolenta e, soprattutto, dopo l’operazione “Crisalide”. E la scure del governo sulla città della Piana ha riaperto, inevitabilmente, la scatola dei ricordi, quelli brutti e che, quasi ciclicamente, paiono riaffiorare. Già, perché per Lamezia Terme si tratta del terzo scioglimento per mafia in poco più di 26 anni.
Con la macchina del tempo bisogna tornare indietro fino al 1991, quando il presidente della Repubblica Francesco Cossiga aveva sciolto l’ente lametino per la prima volta. La relazione dell’allora Alto commissario contro la delinquenza mafiosa aveva evidenziato come la campagna elettorale, che aveva portato alla vittoria del sindaco democristiano Franco Anastasio a maggio di quell’anno, fosse stata influenzata dai voti di alcuni personaggi mafiosi, mentre alcuni componenti della giunta precedente a quella guidata da Anastasio erano già stati rinviati a giudizio per avere «distratto pubblico denaro dalle casse comunali».
La storia si ripete nel 2002: a cadere sotto i colpi del governo questa volta è l’amministrazione guidata da Pasqualino Scaramuzzino di Forza Italia. Secondo la commissione d’accesso, alcuni consiglieri comunali erano legati da rapporti di parentela con persone appartenenti alla ‘ndrangheta. C’era, poi, la presenza di un consigliere arrestato per usura e presunte assunzioni in forma diretta di persone “in odore di mafia” in alcuni enti sub-comunali.
Dopo 15 anni è un’altra amministrazione di centrodestra ad essere commissariata. A Paolo Mascaro non rimane altro che l’amarezza per il triste record, la rabbia e la voglia di combattere ancora. Già annunciato il ricorso al Tar, mentre per l’intera città di Lamezia Terme si sta scrivendo un’altra pagina da dimenticare: un’altra sconfitta nella lotta contro la ‘ndrangheta.

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