Gio. Nov 14th, 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni

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Gv 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Parola del Signore !

Il commento a cura di monsignor Piero Romeo, vicario generale della diocesi di Locri Gerace:

Gesù continua a preparare i discepoli alla sua morte e risurrezione: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete” nonostante che questi “non possono portarne il peso”, non comprendono quello che Gesù vuol dire. Il tema è importante, non è cosa da poco, c’è in ballo la Vita che vince la morte. Ma queste incomprensioni non frenano Gesù nel continuare la sua opera di esortazione ad entrare nel mistero e far si che i discepoli prendano coscienza del valore di ciò che sta per accadere. E ciò che sta per accadere è qualcosa di positivo perché porterà alla gioia. Ora esaminiamo ciò che sta facendo Gesù. Prima di tutto egli si prende del tempo e dona tempo a coloro che non possono portare il peso di certe esperienze, non si tira indietro di fronte all’incomprensione degli altri. Mi vengono in mente certi genitori e certi insegnanti quando si lavano le mani con un semplice no o con un 4. Anche un no e un 4 hanno bisogno del cuore, di tempo. Dopo di che, Gesù educa alle emozioni che fanno parte della nostra vita e che devono essere vissute in pienezza come la tristezza per un distacco, un lutto, un tradimento, un dispiacere. Tutte queste cose possono cambiare in gioia? Certo che sì, ma non siamo educati; il solo pensiero ci è di imbarazzo. Eppure noi cristiani dovremmo essere dei “professionisti” in questo cambiamento, ma non ci crediamo, non ci affidiamo, non ci educhiamo e non educhiamo a farlo.

Fidati di Dio, lui si fida di te