Sab. Ago 10th, 2024

In Italia il 10 gennaio scorso la variante Omicron aveva una prevalenza stimata al 100%con la sottovariante BA.5 largamente predominante e una quota di ricombinanti omicron/omicron pari al 3,6%. Sono questi i risultati dell’indagine rapida condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. Sono 12, invece, i casi di Kraken rilevati. Come in altri Paesi europei aumentano i sequenziamenti del sotto-lignaggio CH.1.1 nota come Orthrus in crescita nel Regno Unito (2.6% rispetto a 1.0% dell’indagine precedente del 13 dicembre), “le cui caratteristiche sono oggetto di investigazione”.

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Come si trasmette la variante Orthrus

Al momento non ci sono dati sufficienti per capire quanto questa nuova sottovariante si trasmetta facilmente, né se sia in grado di sfuggire ai vaccini né quali sintomi provochi. “Al momento BQ.1.1, XBB e CH.1.1 sembrano essere le varianti in più rapida crescita a livello globale e si prevede che nei prossimi mesi provocheranno un certo livello di ondate di infezioni, insieme o individualmente”, scriveva già all’inizio di dicembre l’infettivologo Thomas Peacock. La CH.1.1 è comunque allo studio e il Centro europeo per la diagnosi e la prevenzione delle malattie (Ecdc) la indica fra le sottovarianti sotto controllo insieme ad altre quattro discendenti di Omicron chiamate BA.2.3.20, BF.7, XBC e BN.1.

I sintomi delle nuove varianti

I sintomi che generano – riportati da La Stampa – sono simili alle altre sottovarianti, in particolare Omicron. Quindi: vengono attaccate le vie respiratorie, in particolare naso e gola, ma con febbre, tosse e altri effetti assimilabili a uno stato influenza. Quanto a Orthrus, alcune riviste britanniche, invitano a prestare attenzione soprattutto a questi sintomi: rinorrea, mal di testa, affaticamento, sia lieve che grave, starnuti e mal di gola.

Incidenza dei casi in calo

Ancora in discesa l’incidenza dei casi di Covid e l’indice di trasmissibilità. La prima passa a 88 ogni 100.000 abitanti (13/01/2023 -19/01/2023) rispetto a 143 ogni 100.000 abitanti (06/01/2023 -12/01/2023). Nel periodo 28 dicembre 2022-10 gennaio 2023, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,89 (range 0,74-1,06), in diminuzione rispetto alla settimana precedente quando era 0,91 e sotto la soglia epidemica. Lo indica il monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute.

Il tasso di occupazione in terapia intensiva da parte dei malati di Covid è in calo al 2,3% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 19 gennaio) rispetto al 3,1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 12 gennaio). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 7,9% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 19 gennaio) rispetto al 10,1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 12 gennaio).

Nessuna Regione ad “alto rischio”

Nessuna Regione e provincia autonoma è classificata a rischio alto per l’evoluzione dei casi di Covid e per l’impatto sulle strutture sanitarie. Sono 4 quelle a rischio moderato: l’Emilia Romagna, il Piemonte, Bolzano e la Puglia. Infine diciassette classificate a rischio basso. Nella settimana 13-19 gennaio 2023 sono stati 51.897 i nuovi casi positivi di Covid con una variazione di -38,3% rispetto alla settimana precedente (quando erano 84.076); 495 i deceduti con una variazione di -14,1% rispetto alla settimana precedente (erano 576). I tamponi sono stati 687.233 con una variazione di -10,5% rispetto alla settimana precedente (erano 767.718) Il tasso di positività del 7,6% con una variazione di -3,4% rispetto alla settimana precedente (11,0%).

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