La tubercolosi è oggi, dopo ottatt’anni dalla scoperta dei primi farmaci antimicobatterici, la malattia infettiva più diffusa nel mondo ed è una emergenza di salute pubblica. Dai rapporti dell’Oms si stimano circa 10 milioni di nuovi casi e in 1,6 milioni il numero dei decessi: si ritiene che più di due miliardi di soggetti siano infettati e che il 5-10% dii questi sviluppi la malattia attiva nel corso della propria vita. La “Gestione della Tubercolosi in Ambito Occupazionale” è stata al centro del convegno medico che si è tenuto nei giorni scorsi nella Sala delle Culture della Provincia di Catanzaro.
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L’evento, organizzato dal dottor Enrico Ciaccio, (il responsabile scientifico il Prof. Gerardo Mancuso, Vice Presidente Nazionale SIMI), e dalla dottoressa Rosa Mauro, si configura come un’importante opportunità di formazione e aggiornamento scientifico. Rivolto a professionisti del settore, ha offerto l’opportunità di approfondire tematiche legate alla gestione della tubercolosi in ambito occupazionale e di condividere esperienze e conoscenze con esperti del settore.
Numerosi gli interessanti e qualificati interventi, aperti con i saluti della professoressa Giovanna Spatari, Presidente Nazionale SIML, prima rettrice dell’Università di Messina, che nonostante non sia stata presente fisicamente ha voluto inoltrare l’augurio di buon lavoro ai colleghi attraverso il moderatore del convegno, il professore Venerando Rapisarda, docente di Medicina del Lavoro al Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale università di Catania.
A portare il proprio contributo anche: l’avvocato Giancarlo Pitari, Presidente Rotary Club Cropani; la professoressa Claudia Pileggi; la professoressa Aida Bianco; il dottor Federico Bonacci; la dottoressa Giuseppina Berardelli; il professore Ermanno Vitale; la dottoressa Manuela Coco; il dottor Rosario Raffa. Un ringraziamento ai moderatori: dottor Paolo Urzino e dottoressa Silvana Defilippis.
“Prima di tutto faccio i complimenti al Presidente del congresso, il Dottor Ciaccio, che è anche Presidente della Società Italiana di Medicina e Lavoro della sezione Siculo-Calabra – ha detto ancora Rapisarda -. Questa è un’iniziativa molto interessante anche perché di fatto di tubercolosi si parla poco, ma è un problema emergente: abbiamo molti lavoratori che arrivano dal nord Europa e anche dall’est Europa che possono risultare portatori di infezioni tubercolari latenti, quindi bisogna lavorare sulla prevenzione. Di fatto, questo, è un argomento di cui poco si dibatte ma che poi incide sulla salute dei lavoratori e sulla salute pubblica. Perciò lo screening della tubercolosi per chi si approccia alle professioni sanitarie è di primaria importanza”.
“Quello della gestione della tubercolosi in ambito occupazionale è un argomento forse poco trattato nell’ambito della convegnistica ma risulta di una certa attualità – ha spiegato il dottor Lorenzo Surace, responsabile del Servizio di Epatologia dell’Ospedale di Lamezia Terme-. La malattia tubercolare oggi ha una certa importanza, per le ricadute in termini di salute dei pazienti che contraggono questa malattia. E’ importante a mio avviso distinguere i due momenti: quello dell’infezione tubercolare latente e dalla malattia avere prove. Spesso ci fanno delle domande, se ho l’infezione tubercolare latente posso infettare i miei familiari? Allora su questo abbiamo certezza assoluta, cioè che chi ha l’infezione tubercolare latente non può infettare nessuno e quindi questo è già un primo dubbio da chiarire. Ma i pazienti con l’infezione tubercolare latente costituiscono un serbatoio per la malattia tubercolare perché negli anni, in seguito a fattori di rischio particolare. possono sviluppare la malattia. Quindi è importante agire sulla infezione, attraverso le corrette terapie che oggi abbiamo a disposizione”.
“Si parla poco di tubercolosi, ma in realtà è una malattia ancora molto diffusa e molto presente nel nostro paese – ha spiegato il professore Carmelo Nobile, ordinario di Igiene Generale e applicata dell’Università Magna Graecia di Catanzaro -. Infatti tra quelle infettive è al decimo posto delle malattie presenti in Italia. Il problema più grosso è che si dà poca attenzione alla tubercolosi, e quindi questo contribuisce ad avere dei casi vaganti che possono poi essere sorgenti di infezione. Questo porta come conseguenza ad arrivare tardi alla diagnosi perché ancora oggi la tubercolosi viene vista come uno stigma, per cui essere ammalato di questa malattia significa essere additati e, quindi, vergognarsi”.
Secondo un report finanziato dal Ministero della salute, uno studio condotto con la Regione Sicilia, spiega ancora Nobile “ci ha permesso di verificare la presenza della tubercolosi e isolato dei batteri responsabili di questa abbiamo visto che stiamo abbastanza bene, ma questo non significa che dobbiamo abbassare la guardia: in seguito ai fenomeni migratori si rileva un incremento della malattia, che deve essere monitorata attraverso la costanza degli screening”.
La segreteria organizzativa dell’evento è stata gestita dall’agenzia Present&Future.