In passato era uso, a cinque/sette giorni
dopo le elezioni, riunire gli organismi di partito per discutere sulle cause
della sconfitta o su come valorizzare la vittoria. Nel PD, ancora, di riunioni
per valutare i risultati elettorali non si parla.
L’origine della sconfitta del centro
sinistra in Calabria è figlia di una scellerata decisione del presidente
uscente Oliverio che si intestardì a voler nominare solo assessori esterni che nulla avevano a che
vedere con il rapporto e il contatto con la gente con il risultato che gli
uomini del centro sinistra, esclusi dalla gestione diretta degli assessorati (una
per tutti la importantissima delega all’Agricoltura
rimasta al Presidente), non hanno potuto far percepire alla gente l’attività
che la regione stava realizzando.
Altra causa della sconfitta è l’assenza
completa del Partito Democratico dalla scena politica calabrese da oramai
cinque anni a questa parte, cioè, dal momento in cui la regione Calabria cominciò
a venire gestita da una ristretta oligarchia composta da presidente della
Giunta regionale e segretario regionale del PD, più qualche “capo bastone” di
tessere e di consensi, che ha annullato ogni ansia di partecipazione dei Democratici
di base alla vita politica e amministrativa della Calabria.
Anche la città di Reggio Calabria e la
sua provincia hanno pagato l’assenza di un Partito Democratico che
coinvolgesse, in primis, gli iscritti ed elettori e che parlasse alla gente. I
tentativi dell’attuale Coordinatore provinciale del PD si sono fermati davanti
ad una sorta di stanchezza della gente dovuta, soprattutto nella città
capoluogo, ad una amministrazione della cosa pubblica, nei suoi servizi
essenziali, inefficiente anche per i debiti e la mancanza di liquidità ereditati
dalla giunta precedente. Bisogna, però, anche dire che, nel Comune di Reggio
Calabria, non si è voluto intervenire sui disastri ereditati dal passato, per
una ostinata posizione negativa sulla opportunità di dichiarare il dissesto, e
per una mancanza di iniziativa tendente a provvedere al risanamento del debito
con opportuni provvedimenti a disposizione del Comune, specialmente, durante il
governo Renzi ed il governo Gentiloni.
Per tornare alle elezioni regionali, la
scelta di seguire in modo ossessivamente letterale il codice etico del PD ha
portato alla non candidatura di personaggi che avrebbero potuto dare un
contributo in termini politici e numerici. Rimane, ovvia, la soddisfazione di
avere avuto il coraggio di presentarsi agli elettori calabresi con liste, cosiddette,
pulite composte da persone senza carichi penali pendenti. Ciò comporta, però,
una eredità pesante perché, se si usasse lo stesso metodo e principio anche nelle
imminenti elezioni comunali a Reggio Calabria, si potrebbe determinare la
esclusione dalle liste di persone che, secondo l’interpretazione del codice
etico del PD, fatta in occasione della compilazione delle liste per le elezioni
regionali, non potrebbero rappresentare il Partito come candidati al consiglio
comunale di Reggio, con conseguenze nefaste per il centro sinistra.
Rimane
la necessità di un rilancio del Partito a tutti i livelli. Sul come fare c’è
confusione o, meglio, c’è mancanza di idee. Basti pensare che il PD è
commissariato a livello regionale e in tre federazioni provinciali su cinque
con commissari che sono estranei, per provenienza geografica, ai territori ed
enti interessati.
Domenico Francesco Richichi (Componente
commissione regionale di garanzia PD)