Tagli pesanti per il trasporto pubblico locale. Nuovi criteri che penalizzano le corse nei capoluoghi. Il settore potrebbe entrare in crisi. E anche gli investimenti faraonici per la Jonica e le metroleggere di Cosenza e Catanzaro
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I tagli ai trasporti previsti dal governo nazionale sono pesantissimi. E la giunta regionale ci ha messo del suo con due delibere “sfronda chilometri” (quelli percorsi dalle aziende del settore). Risultato: nel giro di qualche mese i calabresi potrebbero restare a piedi. E serve a poco pianificare interventi faraonici come quello da 500 milioni o due metropolitane leggere tra Cosenza e Catanzaro: rischiano di rimanere senza risorse per la gestione. L’analisi dei documenti lascia poco spazio alla fantasia. E fa dire a un esperto che «il settore rischia di uscirne con le ossa rotte: aziende, dipendenti e soprattutto i cittadini».
Vediamo quali presagi di sventura annunciano le due delibere approvate dalla giunta Oliverio. La prima fissa il livello dei servizi minimi da garantire: criteri da sottoporre alla commissione consiliare competente per l’approvazione. C’è un problema: la necessità dell’esecutivo è quella di tagliare il 30% della spesa, mentre dal governo non sono previsti stanziamenti a supporto del comparto. Conseguenza: i servizi minimi saranno, con ogni probabilità i servizi effettivi, non ci saranno elementi aggiuntivi per ampliare l’offerta. Lo mostra un’altra delibera, firmata il 18 maggio scorso, con la quale la giunta «dal 19 giugno al 31 dicembre prevede circa il 40% di riduzione dei servizi». Dura pensare a risorse aggiuntive in un quadro del genere.
È un problema – quello dei tagli – che non rimane isolato, ma si somma alle linee guida fissate dalla legge numero 35 del 2015, ispirata dall’assessore ai Trasporti Roberto Musmanno. La norma prevede di estendere il trasporto pubblico locale a tutte le città con popolazione superiore a 15 mila abitanti nelle quali questi servizi non sono previsti. Una norma equa, in apparenza. Ma, che accompagnata ai tagli, ha come conseguenza la drastica riduzione delle corse nei capoluoghi o in centri che, per orografia e distribuzione degli insediamenti, avrebbero, semmai, bisogno di un ampliamento dei servizi. Andiamo in provincia di Reggio: la “legge Musmanno” porta il Tpl a Gioia Tauro e Siderno (dove non c’era), generando tagli consistenti a Palmi che scenderà da 500 mila chilometri di corse all’anno a soli 200 mila. Ma mentre Gioia e Siderno hanno piante in pianura e concentrate, Palmi ha frazioni collinari e un’estensione maggiore. Cosa succederà? Che i palmese devono aspettarsi diversi disagi.
Altro aspetto controverso: la pianificazione della giunta regionale aumenta il corrispettivo per chilometro assegnato alle aziende in vista delle gare che dovranno essere svolte entro il 2018, pena un ulteriore taglio nella dotazione (oggi il servizio si basa su concessioni rinnovate di anno in anno). È questione di matematica: se un chilometro costa di più e il budget è sempre uguale, gli autobus percorreranno meno strada. E i passeggeri rischieranno di restare a piedi. Ma c’è un altro potenziale problema: cifre maggiori per chilometro potrebbero far accorrere compagnie da fuori regione per le gare che assegneranno la gestione dei bacini e delle tratte di trasporto. Immaginate quanto saranno contenti gli imprenditori calabresi. E non parliamo dei lavoratori che, in un contesto che vede meno chilometri da percorrere e una sforbiciata generale alle risorse, rischiano addirittura di rimettersi il posto di lavoro. «È una operazione “lose-lose”», spiega il nostro interlocutore. Ci perdono tutti, insomma. E rischiano di perderci, in prospettiva, anche i grossi investimenti sulle linee ferrate. Sia quello sulla Jonica annunciato dal ministro Graziano Delrio che quelli sui sistemi di trasporto nelle aree urbane di Cosenza e Catanzaro. Due metropolitane leggere che, in un quadro di risorse così asfittico, potrebbero trovarsi senza i fondi necessari alla gestione. Nonostante i grossi investimenti necessari per la loro realizzazione. Uno scenario paradossale: come quello di un conducente che non riesce a trovare i soldi per gestire una Fiat Panda e decide di indebitarsi per acquistare una Porsche. E lasciarla in garage.
(fonte Corriere della Calabria)