Gio. Nov 21st, 2024

Lit. Giovedì – II TQ B

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Dal Vangelo secondo LucaLc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore

Tratto dal profilo facebook di monsignor Piero Romeo, vicario generale della diocesi di Locri Gerace:

Un ricco senza nome, vestito con abiti pregiati, indifferente a ciò che accade attorno a lui, lascia ciò che lo disturba e lo inquieta fuori dalla sua porta. Un uomo poverissimo, si chiama Lazzaro, nessuno si accorge di lui eccetto i cani. Lazzaro è l’unico ad avere un nome, un nome che significa “Dio ha soccorso”. In questo nome porta tutte le domande e le inquietudini che la sua condizione suscita in noi. In questo brano il paradosso dell’illusione di chi pensa che il verbo avere siamo migliore del verbo essere. Dio è Colui che ci promette di difendere fino all’estremo il nostro verbo essere. Egli non ci promette averi, ma ci promette di farci diventare noi stessi fino in fondo. Come può Dio aver soccorso ed essere accanto proprio a questo poveretto, reietto dal mondo? Questo nome è anche una promessa che non riguarda tanto o solo la vita dopo la morte ma ci richiama a cercare il volto di Dio anche in quelli più sfigurati o nei luoghi in cui proprio non penseremmo di trovarlo. Gesù compie questa promessa, è quella sorpresa che paradossalmente contraddice anche le parole attribuite ad Abramo in questo racconto. Lui ha colmato quell’abisso che separa i tormentati dai beati, Lui è tornato dal regno dei morti per annunciare la gioia di un Dio vicino. Lui è quel Lazzaro a cui spesso chiudiamo la porta ma che non aspetta altro di poter esclamare con noi: “Dio ha soccorso”.La povertà più grande che c’è nel mondo non è la mancanza di cibo ma quella d’amore.

Madre Teresa di Calcutta