Non solo Bellocco: nelle intercettazioni dell’inchiesta sugli ultrà milanesi il gotha delle ‘ndrine, da San Luca a Reggio. E spunta anche Cosa nostra. Nel “mondo di mezzo” la figura di un 55enne di Taurianova: «Mi sono tatuato la Madonna»
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L’inchiesta sugli ultrà del Milan ha rivelato legami tra il tifo criminale e le cosche calabresi, con sospetti collegamenti anche con Cosa Nostra. Al centro dell’indagine, che ha portato a 19 arresti, c’è Giuseppe Caminiti, nato a Taurianova nel 1969, considerato un “uomo cardine” del sistema illecito legato allo stadio, coinvolto nella gestione in nero dei parcheggi. Secondo gli inquirenti, beneficia della protezione di Giuseppe Calabrò, detto “il Fantasma”, già sotto processo per reati gravi e con legami con diverse ‘ndrine della provincia reggina.
Le intercettazioni di Caminiti rivelano una rete di contatti tra Milano, Calabria e Sicilia. In un’intercettazione, egli afferma: «Tutto parte dalla montagna», alludendo alle radici mafiose. Un gesto emblematico della sua vicinanza alla mafia calabrese è il tatuaggio della Madonna di Polsi, simbolo venerato dagli ‘ndranghetisti, realizzato nel settembre 2020. Caminiti condivide il suo orgoglio in un video, evidenziando la sua appartenenza e la sua identità legata al mondo mafioso.