Mer. Lug 17th, 2024

Questo “lavoro”, appena sei mesi fa, non esi

steva – se non in maniera confusa – neanche
nella mia testa. Ha preso forma nel momento
in cui sono stati resi pubblici alcuni docu

menti relativi alla “Repubblica di Caulonia”
e mentre prendeva corpo l’inchiesta su Riace
che ha fatto scattare gli arresti del sindaco
Mimmo Lucano.
“Repubblica rossa di Caulonia” e “Riace”
sono i punti estremi di partenza e di arrivo di
un viaggio lungo 73 anni. Tra i due punti non
c’è il vuoto ma la storia della Calabria che è
storia d’un popolo sconfitto piuttosto che una
vicenda criminale come alcuni vorrebbero
far credere.
Una Regione “vittima” di un unico disegno
repressivo che ha utilizzato la “legalità”
come arma verso i più deboli e la ’ndranghe

ta come alibi per la progressiva colonizzazio

ne e criminalizzazione del popolo calabrese.
Tutto ciò è avvenuto con il consenso di larga
parte della classe “dirigente” regionale, so

stanzialmente inetta, collusa e subalterna al
sistema di potere dominante.
Non troverete comunque nel presente lavo

ro alcuna nostalgia neo-borbonica e nessuna
indulgenza verso forme di anacronistico se

cessionismo. Ritengo che la “questione me

ridionale” debba essere parte della questione
nazionale da risolvere nel contesto di una
Europa Federale. Aspiro quindi a un’Italia
migliore e a un “Sud” libero dalla morsa del

le mafie e della falsa antimafia; il ripristino
dello Stato di diritto e il rispetto sostanziale
della Costituzione.
Dalla nota introduttiva dell’autore

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Ilario Ammendolia nel presente lavoro rilegge la storia della “Re

pubblica di Caulonia” alla luce di nuovi documenti, per poi giun

gere ai recenti avvenimenti di Riace e alla vicenda giudiziaria che
ha interessato il governatore Oliverio. «Oltre settant’anni di storia passano in un baleno perché l’autore sca

va in profondità e ben oltre le apparenze, attraversando con lucidità
le lotte per le terre, l’operazione Marzano e il summit di Montalto,
gli accordi “Stato” – “malavita”, la stagione dei sequestri di persona,
per arrivare sino ai nostri giorni. Non fa sconti alla ’ndrangheta, ma
piuttosto che maledirla vuole comprendere su quale terreno la “ma

lapianta” attecchisce per meglio affrontarla e sconfiggerla, convinto
com’è che finora la lotta alla criminalità organizzata sia stata non
solo fallimentare ma anche uno strumento per imporre un potere ne

ocoloniale al Sud d’Italia e soprattutto per drenare risorse, forza e
dignità alla povera gente in favore dei ceti più forti.
L’autore è persuaso che gli avvenimenti che racconta dimostrino
che la ’ndrangheta sia stata utilizzata come alibi per marginaliz

zare il Sud e la “legge” sia stata l’arma per lo sfruttamento dei
ceti popolari. Con tale consapevolezza, Ilario Ammendolia sente
il bisogno di scrivere quasi di getto una “contro-storia” rispet

to alla vulgata che s’è imposta prepotentemente in questi ultimi
trenta anni. Sarebbe certamente il caso che il presente lavoro at

traversasse il Pollino per animare un dibattito sui temi trattati che
molto spesso è stato esangue, grigio, bugiardo e stanco oltre che
schiacciato sul “pensiero unico dominante” e teso alla criminaliz

zazione interessata del Sud e in particolar modo della Calabria
».
Dalla Prefazione di Mimmo Gangemi

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