Dom. Set 1st, 2024

Una riflessione critica sulle narrazioni mediatiche, tra le tensioni tra Hezbollah e Iran, la propaganda sulla causa palestinese, e il misterioso arresto di Pavel Durov, creatore di Telegram

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Se si volesse raccontare veramente le dinamiche in corso, nel Medioriente sanguinante, così come per tutti gli avvenimenti cogenti (persino l’arresto di Pavel Durov, ideatore di Telegram e di cui farò cenno a breve), lo si facesse, sulla scorta di elementi seri, ineludibili e incontrovertibili.

Nel caso contrario, sennò, diventa propaganda spiccia e spicciola, perciò, sommessamente ricordo, quanto la tal cosa, non rientra affatto nei canoni del giornalismo. Ordunque, lungi da me criticare chiunque, colleghi inclusi, ma stamane, 27 Agosto, ho letto con attenzione, l’articolo di Gian Micalessin, su le pagine de ‘Il Giornale’, quindi spiegherò, al netto della cronaca, per quali motivi non mi trovo d’accordo in toto.

L’aspetto principale che non convince il sottoscritto -a Beirut e in Libano vivo, da vent’anni, ‘respirando l’aria’, non solo dei quartieri chic della Capitale o i villaggi glamour, bensì ogni strada e vicolo, persino i più ‘disastrati’- dicevo, a non tornarmi per nulla, sono le parole in riferimento alle crepe che vi sarebbero tra Hezbollah e l’oligarchia Iraniana, circa la metodologia ‘ostile’, con cui rapportarsi verso Israele.

Tutto questo, non lo trovo, assolutamente, credibile e principalmente vero, poiché la storia e la realtà, sono un cincinin differenti e se crepe esistono, riguardano il rapporto degli Ayatollah (assoene a tutti i loro alleati sciiti della regione), proprio nei riguardi di Hamas (la cui organizzazione è al novanta per cento sunnita e il restante dieci cristiana).

Difatti, agli Iraniani e ai loro ‘supporters’, non interessa un fico secco, oppure un tubo arrugginito di Hamas, poiché la causa Palestinese, da arabi e islamici in generale, è sempre stata utilizzata a fini di propaganda politica, da parte dei vari regimi, cominciando dall’egiziano Nasser, proseguendo con il libico Gheddafi, continuando con l’iraqueno Saddam, così come i sovrani della penisola araba (i cui poteri sono a tutt’oggi di stampo medioevale).

Persino il leggendario Re Hussein di Giordania, dovette reprimere con il sangue le ‘intemperanze e preponderanze’ degli sfollati palestinesi, sul suo territorio, nel lontano Settembre 1970 (da qui, infatti, nasce l’organizzazione paramilitare dell’OLP, denominata appunto Settembre Nero, la quale metterà a segno la strage anti israeliana alle Olimpiadi di Monaco, nel 1972).

E dopo la ‘scacciata’ dalla Giordania, il grosso delle truppe, dell’organizzazione e della popolazione Palestinese, ’emigro`’ in Libano, quindi non poco contribui` a far deflagrare la guerra civile nel Paese dei Cedri, durata ben sedici lunghissimi e tragici anni, cioè dall’Aprile 1975, sino al Gennaio 1991.

Risulta, perciò fallace -lo dico sommessamente- la ricostruzione di Micalessin, in considerazione di due aspetti, che ora riporto all’attenzione: 1) contrariamente a quanto sostiene il notista di cui sopra, noi non sappiamo, veramente, quanti danni ha causato o cagionato, la risposta di Hezbollah all’attacco di Israele di domenica 25 Agosto (cioè avantieri), quindi se è vera o meno, l’affermazione del capo degli sciiti libanesi Hassan Nasrallah, in merito alla riuscita dei loro obiettivi da colpire come la base di Giliot, laddove ha sede ‘l’Unita 8200’, la quale si occupa dei cyber servizi; 2) l’interesse primario dell’Iran, non è certo il destino di Gaza (che comunque subisce un massacro indiscriminato della sua popolazione civile), semmai rafforzare l’asse sciita, che parte da Teheran, lambisce lo Yemen (il quale un territorio ‘fuori gittata’), continua in Iraq (al cui interno, vi è una maggioranza che segue la stessa liturgia musulmana dei clerici Iraniani, contrariamente alla minoranza, della quale un tempo era espressione Saddam Hussein, che difatti era sunnita) e prosegue in Siria, per finire in Libano, con la presenza di Hezbollah, a sua volta, non solo milizia politica, bensì per certuni aspetti  persino brigata dei pasdaran Iraniani (ovvero la forza di polizia militare, delegata a far osservare dai cittadini i dettami fanatico/religiosi della Shari’a islamica.

Poi, vi è un altro aspetto, non secondario, ovvero, ‘il calcolo costi-benefici’, in corso nei giorni che viviamo, poiché, soprattutto a Teheran, si starebbero valutando le reazioni, non solo statunitensi, ma anche ‘interna corporis’ allo stesso Paese, il quale ha -senza noi averne piena contezza- una sicura insofferenza avversa al fanatismo ‘ayatollesco’.

Certamente, i libanesi fedeli alla dottrina iraniana, cioè Hezbollah, hanno un arsenale composto, tra l’altro, di circa diecimila/quindicimila missili e razzi, capaci quindi di ‘soffocare’ le pur tecnologiche e avanzate, difese israeliane, perciò il fatto di aver voluto contenere ‘la risposta’ di domenica, la dice tutta e lunga.

In realtà, si doveva, giocoforza, da parte di Nasrallah, ‘vendicare’ il suo numero due, Fuad Shukr, assassinato a Beirut lo scorso 30 Luglio, ma contrariamente alla cronaca di Micalessin, tale azione contenuta, non penso sia stata autonoma, bensì concordata con Teheran, che difatti ‘manda avanti’ -a fronte di ‘effetto abbaglio’- le sue ‘propagini estere’, tanto per battere qualche colpo…’vendendo (si, vendendo!) l’effetto che fa’.

E comunque, in tutto ciò, si inserisce l’enigma di Pavel Durov, che è stato arrestato al suo arrivo in Francia, pur se io, ‘seguendo una deduzione forte dell’esercizio ragionamentale’, mi sono fatto una certa idea.

Praticamente, Durov, ideatore e gestore della piattaforma Telegram, si era ritrovato in una classica ‘tenaglia’, poiché, le comunicazioni sui fronti bellici in corso, cioè Ukraina e Medioriente, passano pure attraverso siffatta applicazione, ragione per cui sia i Russi (i quali volevano avere dettagli in merito agli scambi di messaggistica in capo a Kiev e pure per il fronte mediorientale, dove giocano su due tavoli, ovvero aiutare i Paesi arabi ‘amici’, ma supportare persino Israele, che a sua volta rimane pur sempre uno Stato russofono), ma financo i nostri ‘cugini d’oltralpe’, per motivi uguali e contrari a Mosca, desideravano e desiderano, mettere mano alla crittografia in questione.

Probabilmente, Durov, spinto dal terrore che se fosse finito nelle mani di Putin, avrebbe fatto la fine di Aleksej Naval’nyj e se avesse tergiversato con Parigi, ‘correva un rischio alla Mike Lynch’ (vedi yacht Baysan), calcolando pari e dispari, al netto, in ogni modo, della ‘cattiva parata’, avrà preferito il male minore.

Non c’è che dire: questa è, veramente, una estate ‘calda’ e ancora, come diceva Corrado alla Corrida, “…non finisce qui”.

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