Gio. Set 26th, 2024

La Direzione Investigativa Antimafia (DIA), in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bologna, ha eseguito un provvedimento di sequestro di beni dal valore complessivo di circa 2,6 milioni di euro. Tale misura è stata disposta dal Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di due imprenditori, padre e figlio, sospettati di essere affiliati all’associazione ‘ndranghetista attiva in Emilia Romagna.

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Gli indagati risultano coinvolti in diverse vicende penali, emerse durante il maxi processo “AEMILIA”, definito dalla Corte d’Appello di Bologna come una delle operazioni più significative nell’ambito della lotta contro il radicamento della ‘ndrangheta in Emilia. Il processo ha fatto luce sulle dinamiche interne della cosca, mettendo in risalto la sua capacità di infiltrarsi nel settore economico e finanziario, anche grazie all’appoggio di operatori di settori cruciali.

Gli imprenditori destinatari del sequestro sono stati coinvolti nel processo “GRIMILDE”, svoltosi dinanzi al Tribunale di Reggio Emilia nel 2022. La vicenda ruota attorno a una truffa legata alla falsificazione di una sentenza, che ha ingannato il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, costringendolo al pagamento di 2,25 milioni di euro a una società riconducibile agli imprenditori. Tale accordo fraudolento prevedeva la spartizione dei proventi tra i membri della cosca “GRANDE ARACRI” di Cutro, un sodalizio ‘ndranghetista operante in Emilia e storicamente legato alla struttura criminale calabrese.

Le condanne, non ancora definitive, prevedono rispettivamente pene di 4 anni e 6 mesi e 8 anni e 3 mesi di reclusione per i due imprenditori coinvolti. A gravare sulla posizione degli indagati è anche l’aggravante di aver agito favorendo l’attività della ‘ndrangheta emiliana.

Il decreto di sequestro ha interessato complessivamente 55 immobili nelle province di Reggio Emilia e Crotone, 2 società operanti nel settore edile, vari rapporti finanziari e un automezzo.