Il 17 aprile l’apertura dell’anno sinodale nella Basilica concattedrale di Gerace
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«La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede». È stato il tema della Convocazione diocesana che proietta la Chiesa di Locri-Gerace nell’anno sinodale. L’apertura in diocesi avrà luogo il 17 ottobre prossimo nelle Basilica concattedrale di Gerace.
Il vescovo, monsignor Francesco Oliva, raccogliendo quanto emerso dai sei gruppi di lavoro, dal dibattito e dagli interventi moderati dal vicario generale don Pietro Romeo e suggeriti dalle relazioni di monsignor Nunzio Galantino e don Giovanni Mazzillo, ha indicato i propositi e i percorsi da seguire nel cammino sinodale lungo il nuovo anno pastorale.
Una serie di «C’impegniamo» che chiama tutti i fedeli della Locride ad assumere atti coraggiosi e coerenti di responsabilità, come testimoni di fede e come cittadini che vivono questo tempo in questo territorio.
Di seguito, le indicazioni e le tracce suggerite dal vescovo:
C’impegniamo
Percorsi del nostro cammino sinodale
C’impegniamo ad accogliere Gesù che è il «Vangelo eterno» (Ap 14,6), «lo stesso ieri
e oggi e per sempre» (Eb 13,8). Accogliamo Gesù che ha portato con sé ogni novità e
sempre può, con la sua novità, rinnovare la nostra vita e la nostra comunità. Solo Gesù
può aiutarci a rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e
sorprenderci con la sua costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare
alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade,
metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di
rinnovato significato per il mondo attuale.
C’impegniamo ad essere evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello
Spirito Santo. Lo Spirito Santo infonde in noi la forza per annunciare la novità del
Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche
controcorrente. Gesù ci vuole evangelizzatori che annunciano la Buona Notizia non
solo con le parole, ma con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio.
C’impegniamo a fare del cammino sinodale lo “stile” della nostra Chiesa, in modo da
sentirci protagonisti di una “nuova evangelizzazione”. Sappiamo che ogni autentica
azione evangelizzatrice è sempre “nuova”. Ogni autentica azione evangelizzatrice è
sempre “nuova”.
C’impegniamo ad essere popolo in cammino, convocato dal Signore per l’annuncio
sempre nuovo del Vangelo attraverso l’ascolto comunitario della Parola e la
celebrazione dell’Eucaristia, la fraternità della comunione e la corresponsabilità e
partecipazione di tutto il Popolo di Dio, ai suoi vari livelli e nella distinzione dei diversi
ministeri e ruoli, alla sua vita e alla sua missione.
C’impegniamo ad essere una Chiesa in stato di conversione, che ricerca sempre la
spiritualità del ‘noi’ ecclesiale, quella spiritualità, che ci aiuta a passare dall”io’ al
‘noi’, dall’autoreferenzialità parrocchiale alla comunità diocesana attorno al vescovo.
C’impegniamo a prendere sul serio il nostro battesimo per essere protagonisti e attori
della missione della Chiesa, a risvegliare e rafforzare in noi la dimensione ecclesiale
costitutiva della vocazione battesimale, a valorizzare la pari dignità di tutti i battezzati,
tutti discepoli missionari, prendendo sul serio la diversità delle voci nella Chiesa.
C’impegniamo ad essere chiesa in ascolto dello Spirito, una chiesa inclusiva e non
competitiva, che prende in considerazione la diversità dei carismi e pone l’accento sulle
relazioni e la comunità, sull’ascolto e il dialogo, che valorizza la partecipazione e la
corresponsabilità, la reciprocità fra tutti i membri e la circolarità fra tutti i poli
ecclesiali.
C’impegniamo a vivere la sinodalità come un’esperienza dello Spirito, un cammino
aperto, non tracciato in anticipo, che si tesse grazie all’incontro, al dialogo e alla
condivisione, ma anche alle fragilità, ai fallimenti ed alle ferite. La sinodalità come
cammino di umanità e di fraternità che ci fa diventare una famiglia’, una comunità.
C’impegniamo nella cura della spiritualità del “noi” ecclesiale ch’è la radice di quella
conversione pastorale necessaria per una chiesa sinodale. Una conversione che sarà il
superamento di ogni visione clerico-centrica.
C’impegniamo come laici a passare dalla dipendenza clericale all’assunzione della
responsabilità battesimale, a riscoprire e vivere quel senso di appartenenza che
domanda quella corresponsabilità che si nutre di amore per la propria comunità.
C’impegniamo come presbiteri a passare dall’ansia dell’organizzazione alla riscoperta
della dimensione della paternità, passando dalla logica accentratrice ad uno stile
paterno di conduzione della comunità.
C’impegniamo a vivere da cittadini della terra e del cielo, impegnati nelle realtà terrene,
dono della Provvidenza, con lo sguardo rivolto al cielo nella dimensione escatologica
della vita.
C’impegniamo nella buona politica, in cui ciascuno di noi si senta personalmente
animato dall’amore sociale e politico, profondamente radicato nei principi della
dottrina sociale della chiesa. Vogliamo essere cristiani, fedeli laici, ministri sacri,
religiosi e religiose, che provano a dare testimonianza cristiana, vivendo l’intrinseca
dimensione sociale della propria fede.
C’impegniamo per una politica intesa come missione, al servizio dei cittadini e del
territorio, che sappia guardare al bene comune e non alla ricerca del tornaconto
personale o di gruppo, cedendo alle lusinghe del pressapochismo e della corruzione,
della raccomandazione e delle facili scorciatoie.
C’impegniamo nel tenere desta la coscienza civile per i diritti dei cittadini della Locride:
per una sanità pubblica efficiente, per una viabilità al passo coi tempi, per la
salvaguardia dell’ambiente con tutto ciò che comporta (dallo smaltimento dei rifiuti
alla prevenzione degli incendi), nella difesa del lavoro, delle scuole pubbliche e private,
dei servizi pubblici, nella lotta decisa contro ogni forma di illegalità.
C’impegniamo nell’essere attivamente presenti nelle prossime votazioni del 3 e 4
ottobre (elezioni regionali e degli 8 comuni della nostra diocesi chiamati a scegliere i
propri rappresentanti: Camini, Careri, Ferruzzano, Gerace, Mammola, Sant’Agata del Bianco, Siderno e Stilo).
C’impegniamo a vivere la grammatica della sinodalità che si esplicita attraverso
l’ascolto reciproco, il dialogo, l’empatia, la condivisione, la libertà interiore e la libertà
di parola, l’umiltà, la ricerca della verità e soprattutto la fede e la fiducia in Dio,
l’ancoraggio nella preghiera e l’eucaristia.
C’impegniamo a camminare insieme ed a riunirci in assemblea domenicale come
popolo di Dio convocato dal Signore Gesù nella forza dello Spirito Santo e ad
annunciare il Vangelo col nostro modo ordinario di vivere e di operare, pronti a rendere
ragione della nostra fede.