Gio. Ago 15th, 2024

Uno spettacolo di altissimo livello. Dopo l’inizio col botto della prima serata, culminata col concerto di Hevia, il secondo atto del Kaulonia tarantella festival ha offerto due momenti di grande musica e cultura. Alle 20, infatti, la platea che ha gremito lo spazio antistante l’affresco bizantino ha assistito allo spettacolo letterario-musicale “Identità, musica e parole”, in cui lo scrittore Carmine Abate ha letto quattro brani tratti da altrettanti romanzi, intervallati dalla musica di Fabio Macagnino e di Cataldo Perri e il suo “Squintetto”; quest’ultimo pubblicherà, nel mese di ottobre, l’album “Perri canta Abate”, composto da brani ispirati dai romanzi dello scrittore arbreshe originario di Carfizzi.

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Un esperimento riuscito, quello degli spettacoli in prima serata che precedono i concertoni in piazza Mese. Come ha spiegato, infatti, il maestro Carlo Frascà, che ha introdotto la serata «Il titolo di questa parte del festival – ha detto – è “L’estetica dell’identità”, ed è la parte più intima, di relazione».

Carmine Abate, dal canto suo, ha spiegato che «Sebbene i brani siano tratti da quattro romanzi diversi, in realtà c’è un unico filo conduttore, che inizia dal 1903 con la partenza di mio nonno, poi quella di mio padre e, infine, la mia».

La meravigliosa “Esperia” di Fabio Macagnino, impreziosita dagli archi, dalla fisarmonica e dalle chitarre battente e classica dello Squintetto di Perri ha dato il via alla serata, nel corso della quale Macagnino ha eseguito altri due classici del suo repertorio, come “Jasmine Butterfly” e “Zzaffratatrance”, alternandosi con lo Squintetto di Perri, definito da Abate «Il più grande chitarrista battente del mondo», col cantautore che ha ribattuto con un gioco di parole: «Speriamo che non lo LocciSanno», alludendo al talento di Marina di Gioiosa Ionica.

La seconda parte, invece, è proseguita, come di consueto a piazza Mese, laddove sul palco si sono avvicendati gli Agricantus con le loro atmosfere arabeggianti, e l’apprezzatissimo virtuoso della chitarra Francesco Buzzurro, che ha lasciato il pubblico a bocca aperta con la sua esibizione in cui, partendo dai classici del repertorio dei Beatles ha eseguito, tra gli altri, brani di Pino Daniele e Stevie Wonder, concludendo col “Nessun dorma” di Puccini.

Dopo l’esibizione del percussionista Alfio Antico, Buzzurro è tornato sul palco per accompagnare il sassofonista jazz di livello mondiale Francesco Cafiso.

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