Mar. Lug 16th, 2024

Un’amicizia, un rapporto di fratellanza in grado di superare anche barriere insormontabili, la libertà. Questi gli ingredienti del libro di Salvatore Blasco, vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, autore di “Joy per sempre-diario di un commissario di polizia”. La storia di Joy è un racconto di salvezza da un circolo di schiavitù psicofisica nel quale molte ragazze indifese sono costrette a entrare. Joy, però, dopo aver conosciuto la sofferenza è stata salvata dal coraggio del Vicequestore Blasco, che mosso da una tenerezza paterna, è riuscito a portarla via dalle brutture e regalarle la gioia di vivere in famiglia, seppur lontana da casa.

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Ibrahim da Camini

L’opera prima di Blasco, che parla di una piccola grande donna, è stata presentata proprio l’8 marzo nel salone parrocchiale della Cattedrale di Locri, gremito di persone affascinante dalla storia di Joy. Il libro pone in evidenza la piaga della prostituzione in Italia, un giro d’affari che si ingrandisce sempre più sulla pelle di donne, spesso minorenni come Joy, che arrivano in Italia illuse dalla promessa di una vita migliore e che non sempre riescono a salvarsi nonostante l’intervento delle forze dell’ordine.

Il Vicequestore Blasco

La presentazione è stata l’occasione giusta per affrontare anche tanti temi attualissimi come l’immigrazione e l’integrazione, grazie alla testimonianza di due giovani siriani che vivono nella bella realtà di Camini e un giovane senegalese che ora è diventato un talentuoso calciatore. Gli interventi dei ragazzi sono stati intermezzati da letture di brani del libro e da brani interpretati dal coro del Mazzini. Ha concluso il Vicequestore Blasco: “L’incontro con Joy mi ha arricchito. In molti dicono che io ho salvato Joy, ma io sono convinto che è stata lei a salvare la mia vita. Attraverso la sua vita ci ha insegnato l’essenza pura del concetto della relazione, la bellezza di poter dare e ricevere reciprocamente. Attraverso la sua morte, invece, ci ha dato un altro insegnamento: quello di stare attenti alla nostra vita, non possiamo pensare di vivere come se non dovessimo morire mai. Quando una vita è vissuta pienamente, come ha fatto lei, non si muore mai: è come se Joy continuasse a vivere e in parte lo fa anche attraverso la voce mia e di tutti quelli che insieme a me raccontano la sua storia”.

Maria Antonietta Reale | redazione@telemia.it

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