Mar. Lug 16th, 2024

La speranza di vita per chi vive nell’area metropolitana di Reggio Calabria è di 82 anni ed il reddito pro capite medico è di 12 mila euro all’anno. A Reggio va uno dei più tristi primati italiani per mobilità passiva sanitaria: il 22% ha scelto di curarsi fuori regione, solo le province molisane di Isernia e Campobasso fanno peggio.
Sono alcuni dei dati che vengono fuori leggendo il rapporto dell’Istituto nazionale di Statistica che nei gironi scorsi ha reso uno studio a livello provinciale di tutta Italia sull’indice di benessere socio-economico. L’Istat fotografa l’andamento dei territori dal 2016 al 2018 e li divide sulla base di 56 indicatori statistici che nell’edizione 2019 sono articolati in 11 domini: salute; istruzione e formazione; lavoro e conciliazione dei tempi di vita; benessere economico; relazioni sociali; politica e istituzioni; sicurezza; paesaggio e patrimonio culturale; ambiente; innovazione, ricerca e creatività; qualità dei servizi.

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Il resoconto derivante dallo studio in sostanza è a tinte fosche: pochi studiano, molti emigrano per curarsi, manca il lavoro e la dichiarazione dei redditi parla di una popolazione in affanno.
Nell’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori si evidenzia inoltre come in 10 anni, dal 2008 al 2017, la partecipazione dei bambini di 4 e 5 anni alla scuola dell’infanzia è diminuita in quasi tutte le province italiane, con rare eccezioni come Bolzano (+1,5%) e Nuoro (+1,1%). In coda si trovano, le città metropolitane siciliane e quella di Reggio Calabria.

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