Mar. Lug 16th, 2024

Anche per questo anno, il Festival di Sanremo è finito. Si porta, come al solito, uno strascico di polemiche, risultato ovvio data la concentrazione mediatica che il festival attrae.

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Da molto tempo, il Festival di Sanremo, oltre ad essere un evento e anche un fenomeno sociale. Si parte con la prima divisione popolare quella dei “io non guardo il Festival” e quelle dei “io il Festival lo guardo”; c’è la categoria dei populisti che minuziosamente, spesso senza dei dati reali, pubblica i compensi anche dei macchinisti pensando di sollevare una rivolta popolare, una rivoluzione da strada; ci sono i critici, quelli che in real time fanno la cronaca della serata, ci sono anche i critici popolari dei brani, ci sono gli esperti popolari di moda e per finire quelli che compilano classifiche, a volte senza nemmeno sentire i brani. Mi scuso anticipatamente se ho dimenticato, sicuramente, qualche categoria ma sono tante e lo spazio di un articolo è poco.

Non faccio questo articolo per criticare qualcuno o qualche categoria, ma solo per evidenziare l’importanza di questo fenomeno sociale, un fenomeno che ci porta a seguirlo (mai come quest’anno), a trovare la necessità di parlarne, come a pensare quasi di partecipare a questo evento, di esserci dentro. Un fenomeno che blocca anche i lavori della politica, anch’essi concentrati e pronti ad entrare in questo vortice mediatico.

Il Festival di Sanremo, per quanto se ne può dire, fa parte di noi italiani, ci unisce, ci divide, ci provoca emozioni ma ultimamente crea dei fenomeni sociali preoccupanti, fenomeni figli di un comportamento, di un’educazione politica che da un paio di decenni ci viene ogni giorno inculcata. Ormai non esprimiamo più una nostra preferenza o un gusto (sentimento soggettivo) ma creiamo una squadra su tutto e se fai parte della mia squadra sei il mio idolo se no sei un “nemico”.

Le cronache di Sanremo ci hanno fatto vedere il peggio di tutti noi. Gente che fischia lasciando la sala, ma  per cosa? Perché altri hanno espresso il loro gradimento e quindi non lo si accetta più. “Ho la pensi come me o sbagli non capisci, è un complotto dei poteri forti”. Tutta questa rabbia veniva, ingiustificatamente, buttata in faccia ad un giovane artista che aveva una sola colpa, aver cantato una canzona che è piaciuta ad un sacco di persone ma non a quelli presenti in sala.

Siamo la nazione del “bello” del “gusto” ma ultimamente stiamo un po’ perdendo il senso razionale, quello che da sempre ci fa grandi nel mondo. Siamo impulsivi, figli anche di questa epoca, di questo nuovo modo di agire, spinto dai social, il mondo del “like”, che impone la velocità, il “devo essere il primo” per avere più consenso in una realtà virtuale/reale e per farlo abbiamo deciso di non fermarci più, nemmeno un secondo, a pensare.

Il Festival di Sanremo è e sarà sempre, una grande vetrina per tutti ma il successo di un brano rimarrà sempre prerogativa del gusto di ognuno di noi. Qui sotto troverete i dati reali generati dalle preferenze di tutti noi.

Paco 

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