Mar. Lug 16th, 2024

RIPORTIAMO DI SEGUITO UNA INTERVISTA DEL DIRETTORE DEI NOSTRI SERVIZI GIORNALISTICI DIGITALI, DOTT. GIUSEPPE CAVALLO, AL DOCENTE DELLA FACOLTÀ DI TEOLOGIA DI CATANZARO E ILLUMINATO SACERDOTE, DON FABRIZIO COTARDO.

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1) Si sta assistendo a una vera e propria scristianizzazione del mondo e, in particolare,
dell’Italia. A suo parere il futuro dell’Occidente è pagano?
D. Bonhoffer, già nella prima metà del secolo scorso, affermava che “il mondo è diventato
maggiorenne”. Questa dichiarazione divenne, nel tempo, presupposto ma anche chiave di
lettura per la secolarizzazione e il successivo sviluppo della filosofia della “morte di Dio”. È
evidente che il mondo, l’uomo stesso e il modo di concepirsi, siano cambiati nel tempo.
Questo non significa che si sia cambiati in meglio, né che si sia raggiunta quella “maturità” cui faceva riferimento il teologo luterano. Ma faccio fatica a pensare al mondo contemporaneo in termini di “paganesimo”, tenendo in considerazione che nel linguaggio comune per pagano s’intende, solitamente, qualcosa di radicalmente opposto al cristianesimo.
È per questo motivo che preferisco adoperare il primo termine da lei utilizzato, preferisco
parlare di processi di secolarizzazione. Una delle definizioni di questo vocabolo (secolarizzazione), recita: “Passaggio di cose o istituzioni dalla dipendenza del potere
ecclesiastico a quella del potere civile (con sign. affine a laicizzazione)”. Non mi soffermo
sulla opinabile scelta del termine “potere” ma mi piace questa definizione che lascia
intravvedere dei confini mai netti, sempre sfumati che fanno comprendere come certi
atteggiamenti, certi campi di azione, certe peculiarità non scompaiano mai del tutto ma si
spostano dall’una o dall’altra parte. Cerco di spiegarmi facendo riferimento ad alcune
situazioni che nascono da un’attenta osservazione della realtà contemporanea e, anche della mia esperienza di parroco. Brevemente elenco delle possibili chiavi di lettura che necessiterebbero, sicuramente, di una trattazione molto più ampia.
Sono diverse, perché come ho detto in precedenza, preferisco parlare di processi (al plurale) di secolarizzazione.
A) Nel mentre si continua ad invocare una sempre più larga laicità, è possibile assistere ad una vera e propria privatizzazione della fede. Si è sempre abitati dal desiderio di una forza soprannaturale cui facciamo riferimento soprattutto nei momenti del bisogno e, nelle
difficoltà. In tale contesto si riscoprono anche le preghiere “del focolare”, quelle imparate
da bambino. Ecco allora che la preghiera, il rapporto con Dio, tutt’altro che maturo, rimane
relegato nell’ambito del sentimentalismo religioso, ancorato ad una sfera soprannaturale
molto simile alla magia e Dio diventa il possibile risolutore delle mie problematiche. Una preghiera-richiesta che non mi impegna all’osservanza di alcun precetto morale e/o
obbligo religioso e che, talvolta, porta a coniugare questo sentimento religioso anche con situazioni di illegalità o moralmente discutibili. È una “fede” intimistica, avulsa dalla vita comunitaria-parrocchiale, lontana da qualsiasi pratica sacramentale.
B) Il secondo rischio è quello che porta a confondere una qualsivoglia forma di filantropia con la fede oppure a sposare soltanto l’aspetto, il risvolto socio-politico del cristianesimo e pensare, tacitando la coscienza, di essere dei veri discepoli di Gesù.
C) I più pericolosi restano i revivals spiritualistici che personalmente raggruppo in due ampie sezioni che vanno in direzioni completamente opposte: quelle dei movimenti pentecostali e quelle legate a vecchi riti, a tradizioni fine a sè stesse che confondono la fede, l’annuncio della Buona Novella e l’impegno della vita del credente, con eventi che potrebbero benissimo essere organizzati da una qualsivoglia proloco. Finito l’evento-incontro di preghiera-tradizione c’è un ritorno alla vita quotidiana e l’esperienza fatta nell’ambito del sacro, non rinnovandomi, non convertendomi, mi lascia totalmente indifferente. Rispondo, quindi, alla sua domanda prendendo in prestito le parole di C. Carretto che già nel secolo scorso sosteneva: «il nostro paese è largamente sacramentalizzato e ben poco evangelizzato». Non so dirle se il futuro dell’Occidente sarà pagano ma occorre ricordarsi che “Occidente” deriva da occidere, cadere. A. Nitrola a tal proposito scrive: “Occidente vuol dire tramonto e ciò che voleva semplicemente significare un polo geografico viene ora visto caricato di tutta una portata simbolica, segno di un destino che sta compiendosi”. Quindi occorre prestare la massima attenzione alle scelte che andremo a fare. Non vorrei che l’occidente, luogo del tramonto del sole, diventi luogo di un tramonto non soltanto religioso ma di un intero bagaglio culturale, antropologico, sociologico che il cristianesimo porta con sé.

2) E’ innegabile che si stia assistendo a una sorta di declino morale e esistenziale generale. Ciò è dovuto a una inversione normativa e filosofica? Ci troviamo di fronte a una nuova era?

Non so se lei ha mai avuto l’occasione di soffermarsi a riflettere su un aspetto che, personalmente, mi ha da sempre incuriosito: come definisce, con quale nome designa l’epoca storica in cui viviamo? Pensi al “rinascimento”, allo “illuminismo”, al “romanticismo” ecc. La nostra epoca è chiamata semplicemente postmodernità. Secondo J. Habermas, già nel 1980, questo termine non diceva nessuna epoca, indicava invece, un processo iniziato nella modernità che ha lasciato soltanto domande senza risposta. Insomma, è un qualcosa di incompiuto. È un processo, quindi, (un’epoca?) che guardando con nostalgia verso un passato prossimo, vuole aprirsi verso un futuro da realizzare. Ora, la realizzazione, anche quella dell’uomo (nel senso più vero del termine), si effettua se si passa dalla teoresi alla pratica. Il mio maestro, N. Colafati, scriveva in uno dei suoi libri che «l’uomo è spinto ad agire dal bisogno». E i bisogni non sono solo quelli fisici ma ve ne sono anche di spirituali come, per esempio, la ricerca di verità e di certezze che può essere soddisfatta, però, soltanto se si prende consapevolezza della propria identità. In modo molto semplicistico, allora posso sostenere che l’uomo soltanto partendo da sé stesso può, con onestà, comprendere che è l’agire morale che lo fa protendere verso una piena e perfetta realizzazione. Soltanto agendo in tal senso, l’uomo, vive un’esperienza gratificante di gioia e di pace che, lungi dal pensare che siano cose che si aggiungono dall’esterno, sono invece frutto, risonanza, riverbero di un agire realizzante. Proprio come insegna il Vangelo. Avrà notato che per rispondere alla sua domanda ho dovuto far riferimento a chi mi ha preceduto, ho dovuto guardare al passato. Ed è proprio il confronto tra il prima e il presente che mi porta a dire che l’errore di oggi (come quello di ieri) è l’aver confuso il piacere con la felicità. Quindi possiamo realmente parlare di “nuova era”? 3) Emergono nuove religioni e c’è chi segue un politeismo a volte assurdo e/o ridicolo (tipo culto di pietre magiche o di talismani, di animali esotici ecc.). A cosa può essere dovuto questo crollo culturale e ideologico?

Anche in questo caso vorrei focalizzare l’attenzione sui termini utilizzati. Personalmente, piuttosto che di “politeismo”, preferirei parlare di sincretismo. Un sincretismo religioso che nasce, cresce e si sviluppa grazie a due fattori che procedono di pari passo: un’ignoranza (nel senso di “non conoscenza”) religiosa dovuta ad un devozionismo che ha offuscato in toto la bellezza del messaggio evangelico e la sua portata e le mode dettate dal marketing. Ad esempio, mi è capitato di vedere come negli ultimi anni si sia diffusa l’immagine dell’albero della vita che sempre più spesso trovo “appesa” nei “luoghi” che in passato erano riservati al crocefisso: al di sopra della testata del letto coniugale, per esempio, o come pendente di una collana. Se è vero che nelle culture antiche l’albero della vita aveva comunque una valenza religiosa, se è vero che la stessa Croce è stata definita da diversi Padri della Chiesa (e di conseguenza dai testi liturgici) “albero della vita” perché da essa scaturisce la salvezza-vita operata da Cristo, è altrettanto vero che il marketing contemporaneo propone un’immagine pagana dell’albero della vita secondo un’interpretazione di stampo prettamente decorativo e, il più delle volte, in una cattiva riproposizione della famosa opera klimtiana. Un altro oggetto-manifestazione dell’attuale sincretismo religioso è il famoso ciondolo “richiamo degli angeli” che sempre più si trova dolcemente “adagiato” sui pancioni delle mamme incinte. La parola “angelo” richiama immediatamente qualcosa di sacro, qualcosa di legato al cristianesimo, ma non tutti sanno che quel ciondolo dalla forma sferica ha un’interpretazione talismanica legata ad una leggenda messicana e viene utilizzato come portafortuna, porta benessere, cioè innesta quel processo tramite cui si riveste un semplice oggetto di significati che in realtà non possiede. Basti pensare che in passato, nel periodo della gravidanza, le donne venivano affidate all’intercessione/protezione di S. Anna protettrice delle partorienti o di qualche altro Santo di cui, magari, il bambino avrebbe poi portato il nome. Oggi ci si affida al ciondolo “magico”. Purtroppo, però, lo stesso atteggiamento viene riservato nei confronti dei sacramentali (si pensi all’uso dell’acqua benedetta, dei ramoscelli di ulivo o delle candele benedette) o di oggetti religiosi (il rosario ad esempio) che vengono adoperati come portafortuna (nel caso dei primi) o come semplice ornamento (nel caso dei secondi). Troppo spesso, anche in chiesa, si viene a chiedere una “benedizione speciale” come se esistessero benedizioni inefficaci e benedizioni miracolose, appunto speciali. Ancor più grave è l’atteggiamento di chi chiede benedizioni, oggetti benedetti e non capisce che a ben poco servono se non sono accompagnati da un’attiva partecipazione alla ricchezza immensa della vita sacramentale (Comunione, Confessione, ecc.) e all’osservanza di una vita evangelica secondo gli insegnamenti del Cristo stesso. Quali sono le cause? San Giovanni Paolo II nel 1979 utilizzò per la prima volta, in terra polacca, un’espressione che successivamente ritornò nel suo lungo pontificato: “nuova evangelizzazione”. Con questa espressione il Papa polacco non intendeva proporre l’invenzione di un nuovo Vangelo ma che si doveva procedere ad una ri-evangelizzazione di quei paesi cristiani che già allora vivevano processi di scristianizzazione. Dal ’79 ad oggi di strada ne è stata fatta tanta e, purtroppo, la situazione è andata sempre più degenerando. La causa, allora, ieri come oggi, rimane la non conoscenza del Vangelo, ricordando la massima di San Girolamo che «l’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo» cioè se non conosco il Vangelo, se ho soltanto pochi rudimenti di esso, se biascico qualche preghiera e partecipo a qualche celebrazione non significa che ho una conoscenza tale di Cristo che mi porta a vivere in maniera libera e liberante. Qualche atto di devozione non mi identifica come cristiano e, soprattutto, occorrerebbe sempre distinguere la fede dalla religiosità, l’adesione al Vangelo dalla devozione. Altrimenti, tutto ciò che ha una parvenza di sacro, fosse anche un talismano, diventa attraente, assurge ad oggetto magico capace di proteggermi e/o guarirmi.

4) Si può sperare che la cristianità possa risorgere affermando la propria forza etica e morale?
Credo che con serena tranquillità possiamo affermare che indietro non si torna. Mai. Ma credo anche che possiamo guardare al passato, imparare e per quello che è possibile, evitare gli errori già commessi. Credo, inoltre, che dopo ogni “crisi” c’è sempre il momento della rinascita. La crisi ci obbliga a fermarci, a verificare il cammino percorso, a valutare le scelte e i metodi che sono stati utilizzati (in questo caso nell’annuncio bello del Vangelo) e perché no, a guardare con serenità ai propri errori, alle proprie cadute, ai propri limiti, avendo certezza che si può ricominciare.
Inoltre, dopo duemila anni, è storicamente dimostrato che dopo ogni periodo di “crisi” la Madre Chiesa è ritornata a splendere nella sua intatta bellezza perché ogni volta ha dovuto ricominciare il proprio percorso con un ritorno all’essenziale, spogliandosi di tutte quelle zavorre e quegli inutili fardelli che ne impedivano il cammino. E la costante è sempre la stessa: un ritorno ad una
chiesa evangelica. Ma… ho premura di puntualizzare due cose che mi stanno a cuore:

  • la cristianità può “risorgere” (riprendo la sua domanda) se non riduce il Cristianesimo ad una dimensione esclusivamente etica e/o morale. Il Cristianesimo non è teoria, non è un sistema filosofico ma è prima di ogni cosa “incontro”, incontro con una Persona, incontro con il Risorto. Potrei dilungarmi tantissimo su questo aspetto ma dico semplicemente che spesso noi
    siamo i mediatori di questo incontro. Se noi saremo cristiani credibili, gioiosi, coerenti, saremo la più eloquente testimonianza che essere cristiani non è soltanto possibile ma è bello.
    Papa Francesco ci sollecita con queste parole che a me piacciono tanto: «Torniamo ad ascoltare Gesù con tutto l’amore e il rispetto che merita il Maestro. Permettiamogli di colpirci con le sue parole, di provocarci, di richiamarci ad un reale cambiamento di vita» (Gaudete
    et exsultate 66). Mi piacciono perché il Papa mi ricorda che il reale cambiamento parte da me stesso. Posso cambiare il mondo se inizio a cambiare il mio atteggiamento, la mia vita.
  • ricordiamo che questa rinascita può attuarsi sempre e solo grazie all’opera di Cristo stesso, Risorto, Vivente nella sua Chiesa. Da soli non andremmo da nessuna parte. Non è forse Lui
    ad averci assicurato: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»? (Mt 28,20)
    5) Cosa può e deve fare la Chiesa per riaffermare la verità evangelica?
    Per rispondere a questa domanda, lascio la parola ad un Esperto (con la lettera maiuscola):
    «Chiediamo al Signore che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile. Chiediamo anche che la liberi da un’altra tentazione:
    credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre, credere che si rinnova perché nasconde il suo messaggio e si mimetizza con gli altri. No. È giovane quando è sé stessa, quando riceve la forza sempre nuova della Parola di Dio, dell’Eucaristia della presenza di Cristo e della forza del suo Spirito ogni giorno. È giovane quando è capace di ritornare continuamente alla sua fonte» (Christus Vivit 35)
    Papa Francesco non ci offre una ricetta ben precisa ma ci dona un’indicazione importante: tornare costantemente alla “Fonte” che è Cristo. Nei modi liberi, senza compromessi che il Papa stesso ci ha ricordato e che scaturiscono dal Vangelo.

CHI È DON FABRIZIO COTARDO

Il Professore don Fabrizio Cotardo, pugliese di nascita, è stato ordinato Sacerdote il 30 settembre 2006 per la Diocesi di Locri-Gerace. Dal Novembre 2008 è stato Parroco della Parrocchia “San Michele Arcangelo” e Amministratore della Parrocchia “San Zaccaria” in Caulonia. Dal Novembre 2016 Parroco della Parrocchia Cattedrale “S. Maria del Mastro” in Locri. Incarichi Diocesani Ricoperti: – Vicario Foraneo; Delegato Episcopale per le Confraternite; Membro del Consiglio Presbiterale; Docente presso la Scuola di formazione Teologico-Pastorale; Membro del Consiglio di Redazione della Rivista storico-artistica “Stauròs”; – dal 2016 al 2023 Direttore dell’Ufficio Tecnico, Beni Culturali ed Edilizia di Culto della Diocesi di Locri-Gerace. – 2017 Nominato Canonico Arcidiacono del Capitolo Cattedrale – dal 2020 Assistente diocesano generale di Azione Cattolica e settore adulti – dal 2022 Delegato per la formazione permanente del clero – 2022 Membro della Commissione Diocesana Vocazioni – 2023 Rettore Seminario Vescovile “S. Luigi” Titoli di Studio: – 2004 Laurea in Filosofia presso Università degli Studi di Lecce – 2005 Baccalaureato in Teologia presso PFTIM – Posillipo – 2008 Licenza in Teologia Dogmatica presso Pontificia Università Gregoriana Roma Esperienze di insegnamento: – Dal 2008 Scuola di formazione Teologico-Pastorale di Locri (Antropologia filosofica; Ecclesiologia del Vaticano II) – 2009-2010 Seminario “Pio XI” di Reggio Calabria (Filosofia della Natura; Filosofia Morale; Logica) – Dal 2011 Pontificio Seminario Teologico Regionale “S. Pio X” Catanzaro (Seminario filosofico; Teoretica 2; Logica; Etica della Politica, Filosofia della natura) – Dal 2022 Docente Stabile Associato in Filosofia presso l’ITC “S.Pio X” – Dal 2022 docente di Cristologia Conferenze 2004 Napoli: Dall’Hortus conclusus alla Nuova Gerusalemme: un’idea di Paradiso” 2009 Comune di Siderno, Assessorato alla cultura: “Charles Darwin tra evoluzionismo e creazionismo” 2011 Comune di Caulonia: Lectio su Tommaso Campanella 2012 Cattedrale di Gerace: “Storia del Dogma dell’Immacolata” nel convegno “Tota pulchra” organizzata dalla Diocesi 2012 Comune di Ciminà: “I giovani e la fede” 2012 Locri: “Gesù tra storia e mito dei nostri giorni” per i Giuristi Cattolici 2017 Stilo: “La Madonna del Borgo di Salvo d’Antonio” in occasione della restituzione della pala cinquecentesca alla Parrocchia di Stilo 2018 Roccella: a cura del circolo di lettura dell’A.R.A.S. e dell’Assessorato alla cultura ne “I Caffè artistico-letterali” presentazione del libro “Il crollo del noi” di Mons. V. Paglia 2019 Gerace: “Modelli iconografici nella statuaria sacra calabrese” nel convegno “Tra arte e fede immagini dei Santi taumaturghi in Calabria dal XVI al XIX secolo” 2019 Gerace: “Mistica e linguaggio erotico” 2019 Locri: “Sensualità ed estasi mistica nell’arte” nel convegno “Arte e psiche. Estasi, mistica o sensualità?” 2019 Locri: “Premesse teologico pastorali sull’idea di chiesa” nel convegno “L’edilizia di culto dal progetto al restauro” promosso dall’Ordine degli Architetti della Provincia di RC e patrocinato dall’Ufficio Nazionale della CEI per la conservazione dei Beni Culturali 2020 Locri: Conversazione con l’autore nella presentazione del libro “Rina, il sorriso e il dolore” (Rinviato causa Covid) 2022 Gerace: “Anania e Saffira: dalla Koinonia alla menzogna” nel convegno di studi “Raffaello, sul filo del Telaio” Progetti culturali – Dal 2016 ad oggi coordinamento del Progetto “Arte e fede” insieme a G. Mantella e A. Festa. Il progetto che si ripete annualmente, ha visto fino ad oggi, l’alternarsi di 150 ragazzi provenienti da tutta Italia e da Malta. “Arte e Fede” mira a conservare e valorizzare il patrimonio storico artistico culturale della realtà Calabrese. Si avvale della collaborazione di diverse Università (Università Mediterranea di Reggio, Università di Trento e Verona, Pontificia Università Gregoriana, Università Federico II di Napoli, Università della Calabria-Unical, Accademia delle Belle Arti di Napoli, Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria, Accademia delle Belle Arti de L’Aquila, Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, ecc.) oltre alla collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Segretariato Regionale MiBACT Calabria e la Regione stessa. Da quest’anno è avviata la collaborazione con l’Ufficio Nazionale dei Beni Culturali della CEI. – Dal 2018 “Scuola della Parola” ogni martedì da ottobre a giugno per le Comunità di Parrocchie di Locri Centro Pubblicazioni – Estratto tesi di Laurea: “La Thèosis nei Sermoni Tedeschi di Meister Eckhart” in “La ciudad de Dios”, Vol. CCXXIV. Num.3, Settembre-Dicembre 2011, pp. 649-680 – “La cristologia in Meister Eckhart nel Commento al Vangelo di Giovanni” in “La ciudad de Dios”, Vol. CCXXV. Num.1, Gennaio-Aprile 2012, 129-140 – “La Thèosis nei Sermoni Tedeschi di Meister Eckhart”, Rubbettino Università, 2015 – Introduzione a “Santa Maria d’ognissanti. La chiesa del Paradiso. Appunti di storia, arte e fede del Duomo di Stilo”, di G. Metastasio, ed. Etabeta. – Da quattro anni la Parrocchia pubblica annualmente, con case editrici locali, le riflessioni sul Vangelo domenicale – “Anania e Saffira: dalla Koinonìa alla menzogna” in “Raffaello sul filo del Telaio. Atti del I convegno di studi – Gerace 4 settembre 2022” a cura di G.M. Oliva e F. Patrizi, ed. Corab Riconoscimenti – 2020 Onorificenza Paul Harris Fellow del Rotary Club di Reggio Calabria all’Ufficio Beni Culturali Diocesano per il progetto “Arte e Fede” – 2022 Iscrizione a membro onorario dell’Archeoclub di Locri – 26 Aprile 2022 Conferimento cittadinanza onoraria “Città di Locri”

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