Ieri sono stati sequestrati alcuni capannoni e parte degli impianti della Coopmar, una società che opera nello scalo marittimo e che gestisce servizi afferenti la movimentazione di merci e l’imbarco e lo sbarco di container.
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È stato proprio all’interno di uno di questi capannoni, adibito a funzione di officina che, Carabinieri, Nucleo ecologico, militari della capitaneria di Porto hanno rilevato la presenza di rifiuti ‘speciali’ sia pericolosi che non pericolosi per i quali i responsabili della Coopmar non sono stati in grado di fornire nessuna documentazione a testimonianza dell’esistenza e dell’efficienza del loro smaltimento.
Vicino l’area del capannone sarebbe inoltre stato trovato un tombino che potrebbe essere stato utilizzato per lo smaltimento di olii industriali derivanti dalla manutenzione dei veicoli impiegati all’interno dell’area portuale.
Il ‘conto’ che oggi gli investigatori presentano ai responsabili dell’azienda riguarda alcune violazioni della rigida normativa che regola la complessa e delicata attività di smaltimento dei rifiuti di diversa tipologia.
Per ora i carabinieri hanno posto sotto sequestro preventivo l’intera area ricadente nella concessione fruita dalla società Coopmar, il capannone al quale sono stati posti i sigilli non è comunque di proprietà dell’azienda ma dell’autorità portuale che però non ha mai autorizzato all’ente di svolgere i servizi di rimessaggio di imbarcazioni o mezzi.
Paradossale come in uno dei Porti più importanti del Mediterraneo si sia probabilmente andati per anni avanti con lo smaltimento illegale dei rifiuti, sotto gli occhi, e i nasi, di molti. Metalli pesanti, nocivi, cancerogeni, tutto questo bolle insieme in una pozzanghera mal odorante vicino al mare, fuoriuscita da un canale costruito negli anni ’70 per le acque bianche, ma che da giorni è pieno di liquidi nauseabondi in coincidenza dell’area portuale.
Ieri a San Ferdinando l’assessore regionale alle politiche dell’Ambiente Antonella Rizzo ha indetto un nuovo tavolo tecnico-operativo per parlare della vicenda, presente anche un delegato del Comitato ‘7 Agosto’ nonché il sindaco di Gioia Tauro e l’urbanista Pino Romeo, delegato a seguire la vicenda del ‘canalone’.
La riunione ha delineato gli interventi di messa in sicurezza da effettuare e gli interventi in sospeso, nonché l’urgenza di effettuare la pulizia straordinaria, prima di rischiare lo sversamento in mare della pozzanghera velenosa e creare così un vero e proprio disastro ambientale.
Carlotta Tomaselli