Dom. Set 29th, 2024

Dopo le inchieste antimafia, le commissioni d’accesso indagano su voti controllati dalle cosche e legami pericolosi tra assessori e criminalità organizzata.

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Filadelfia e Mileto, due Comuni del Vibonese, attendono con apprensione la decisione del Consiglio dei ministri riguardo al loro possibile scioglimento per infiltrazioni mafiose, dopo le inchieste antimafia condotte dalla Dda di Catanzaro. Le commissioni d’accesso agli atti, inviate dal ministero dell’Interno a seguito delle operazioni Imponimento e Maestrale-Carthago, stanno ultimando i loro lavori e presto il governo sarà chiamato a pronunciarsi.

Le indagini hanno sollevato dubbi su una presunta raccolta di voti da parte della cosca Anello, come rivelato dal pentito Giovanni Angotti, e su legami sospetti di alcuni assessori con esponenti delle cosche locali. Accuse pesanti che mettono in discussione l’integrità delle amministrazioni comunali, proprio come accaduto in altre località del Vibonese, tra cui Tropea, Acquaro, Capistrano e Stefanaconi, sciolte per mafia nell’ultimo anno.

Le indagini su Filadelfia: la cosca Anello e il controllo dei voti
L’inchiesta Imponimento, avviata a luglio 2020, ha rivelato come la cosca Anello-Fruci fosse in grado di procurare voti per candidati a loro vicini, in cambio di favori futuri, ostacolando così il libero esercizio elettorale. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Angotti, che ha descritto il coinvolgimento diretto della cosca nel sostegno elettorale a un ex amministratore comunale, rafforzano l’accusa. Secondo Angotti, in cambio di questo supporto elettorale, l’amministratore avrebbe elargito somme di denaro.

Il giudice dell’udienza preliminare ha ritenuto Angotti una fonte attendibile, sottolineando come la cosca Anello avesse effettivamente gestito il controllo dei voti attraverso intimidazioni e violenza. Tuttavia, prima che si arrivi alle motivazioni definitive della sentenza d’appello, sarà il Consiglio dei ministri a decidere sul futuro amministrativo di Filadelfia, in base alle risultanze della commissione d’accesso.

Mileto e l’operazione Maestrale-Carthago: assessori e cosche in affari
Il comune di Mileto, invece, è stato travolto dall’operazione Maestrale-Carthago, che ha portato all’arresto di tre ex assessori: Domenico Colloca, Vincenzo Nicolaci e Antonino Fogliaro, tutti considerati vicini alle cosche locali. In particolare, Nicolaci, detto “l’Assessore”, è accusato di due estorsioni legate all’appalto per la raccolta dei rifiuti del Comune. Avrebbe imposto all’imprenditore di Lamezia che si occupava del servizio una tangente annuale da versare alle cosche di Mileto, gestendo personalmente i pagamenti.

Oltre a ciò, Nicolaci avrebbe preteso l’assunzione di un sodale all’interno della ditta, arrivando perfino a minacciare il responsabile del Centro per l’Impiego di Vibo Valentia per favorire un’assunzione “pilotata”. Le indagini hanno anche evidenziato le frequentazioni sospette di altri consiglieri comunali e assessori con pregiudicati.

Un Vibonese sotto assedio
Con la decisione recente di sciogliere l’Asp di Vibo Valentia per infiltrazioni mafiose, il Vibonese si conferma una delle aree più colpite dalle interferenze della ‘ndrangheta nelle istituzioni. Al momento, quattro Comuni del territorio sono commissariati: Acquaro, Capistrano, Tropea e Stefanaconi. Soltanto Nicotera è riuscita a sfuggire allo scioglimento, un caso raro in una provincia dove la densità di amministrazioni infiltrate dalla criminalità organizzata è diventata un fenomeno nazionale.

Ora, con le indagini su Filadelfia e Mileto giunte a una fase cruciale, il futuro amministrativo di questi Comuni dipenderà dalle decisioni del Consiglio dei ministri. I cittadini e le istituzioni restano in attesa di sapere se si aggiungeranno all’elenco dei Comuni commissariati o se riusciranno a mantenere il loro governo locale.