Mer. Ago 7th, 2024

Il progetto “Cinema dentro”, nato dalla collaborazione tra magistrati del Distretto giudiziario di Reggio Calabria e esperti cinematografici, ha portato tre proiezioni filmiche e discussioni all’istituto penitenziario di Arghillà.

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Il progetto “Cinema dentro”, fortemente voluto da un gruppo di magistrati del Distretto giudiziario di Reggio Calabria, insieme a due esperti cinematografici del circolo “Chaplin”, Claudio Scarpelli e Sara Di Marco, con la partecipazione della psicologa esperta Laura Amodeo, è consistito nella proiezione di tre film, seguita da un momento di riflessione e discussione, all’interno dell’istituto penitenziario di Arghillà.

Ad uno degli incontri del progetto, interamente autofinanziato dai magistrati, è intervenuto il regista reggino (o come ama definirsi lui stesso “del Gebbione”) Fabio Mollo. Proprio il suo film “Il Sud è niente” ha aperto la rassegna cinematografica, nel corso della quale sono state proiettate altre due pellicole, “L’insulto” di Ziad Doueiri e “Grazie ragazzi” di Riccardo Milani.

La creazione di un luogo di incontro, nel quale ricercare un linguaggio e riconoscersi reciprocamente, è stata la finalità del progetto secondo quanto dichiarato dai magistrati aderenti all’iniziativa.

Dopo la visione di ciascuna pellicola, il successivo appuntamento era interamente dedicato al dialogo sulle tematiche toccate nei film, cui hanno preso parte attivamente, con entusiasmo e spirito critico, i detenuti.

Il progetto, nato in modo spontaneo, ha visto la partecipazione di magistrati con funzioni differenti (giudicanti penali e civili di primo grado, requirenti distrettuali e circondariali), tutti operanti nel Distretto giudiziario di Reggio Calabria, ma di varia provenienza geografica.

Proprio l’eliminazione di quelle barriere, apparentemente insormontabili nei contesti procedimentali/processuali, ha costituito la cifra dell’iniziativa il cui filo conduttore – secondo quanto affermato dai magistrati promotori – è stato impegnarsi in prima persona per contribuire al perseguimento della funzione risocializzante della pena, spesso dimenticata.

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