“Non ci sarà rivoluzione verde senza nostre montagne”
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di Raffaella Silvestro
L’ Aspromonte continua a bruciare,
nonostante già circa 6mila ettari di bosco siano
andati distrutti. A nulla sembrano valere le sollecitazioni, gli
impegni, i proclami: nonostante l’encomiabile sforzo dei Vigili
del fuoco e dei volontari le fiamme continuano a distruggere
tutto”. E’ quanto si afferma in una nota dell’Usb di Reggio
Calabria.
“Ben poco sembra aver prodotto – è scritto nella nota – la
riunione di qualche giorno fa nella Prefettura reggina con il
Capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio, mentre
si ripetono inascoltati gli accorati appelli dei sindaci, del
presidente del Parco dell’Aspromonte, dei tanti volontari e
amanti della nostra montagna che in questi anni, grazie ad
esempio al trekking e alla riscoperta dei vecchi sentieri
aspromontani, hanno contribuito a far conoscere a sempre più
persone la nostra splendida terra. Ci auguriamo, per il futuro
nostro e dei nostri figli, che al più presto si riesca a
spegnere queste fiamme, cosa che appare sempre più difficile se
non si aumentano le risorse impiegate, in termini di uomini e
mezzi, e si metta in campo tutto quello che possa servire per
fermare questa catastrofe”.
“Ma quando finirà questa guerra contro fiamme e incendiari
criminali – riporta il comunicato – è necessario che l’agenda
politica metta al centro due tematiche fondamentali. La prima è
far luce sulle responsabilità politiche e istituzionali di tutto
questa sciagura. Perché se è vero che gli incendi nascono da
mani criminali, e ancor più vero che il sistema che avrebbe
dovuto garantire la prevenzione prima, e poi di affrontare gli
incendi, si è rivelato totalmente inadeguato, in termini di
numero di uomini, in termini di mezzi e risorse, in termini di
capacità di coordinamento e gestione. Bisogna tornare a
investire nella cura del territorio, bisogna potenziare il corpo
dei Vigili del Fuoco, bisogna assumere operai forestali. Non
precari, non a tempo determinato o a chiamata, ma assunzioni
vere”.
“La seconda grande questione – sottolinea l’Usb – è quella di
una immediata azione di rimboschimento e contrasto del dissesto
idrogeologico. L’eccezionale ondata di calore che stiamo vivendo
con questo agosto torrido è solo uno dei segnali della crisi
climatica che incombe, e che ha tra le sue cause proprio la
devastazione di boschi e foreste. E se tra i primi effetti di
questa crisi abbiamo imparato a conoscere le “bombe d’acqua” e
le strade allagate dalle piogge torrenziali, la nostra montagna
così devastata non può che farci ancor più paura immaginando
cosa potrebbe succedere con le prossime piogge. C’è bisogno di
risposte immediate e concrete. Non i grandi piani e le grandi
opere buone per far business e speculare sulla pelle dei
cittadini, ma investimenti su progetti condivisi dai tecnici,
dai professionisti e dalle comunità. Su questo bisogna investire
i soldi del Pnrr, perché non ci potrà essere rivoluzione verde
senza le nostre montagne”.