Gio. Ago 8th, 2024

Cambiamento climatico, caratteristiche territoriali, abusi edilizi e condoni sono gli ingredienti perfetti perché accadano disastri come quello di Ischia

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Oltre il 90% dei comuni italiani si trova in aree a rischio di alluvioni, frane, erosione costiera o altre calamità naturali. Pensare di poter costruire ovunque nuove abitazioni e proporre nuovi condoni, senza tenere conto dei pericoli e delle peculiarità del nostro territorio, non è né sicuro né sostenibile. È questo il messaggio lanciato da Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile, dalle colonne de La Stampa, dopo il disastro che ha colpito l’isola di Ischia.

La geografia unica dell’Italia rende il nostro paese uno degli ecosistemi più unici al mondo. Allo stesso tempo però, si tratta di un territorio fragile e insidioso, sul quale bisogna muoversi con delicatezza se non lo si vuole danneggiare o venirne danneggiati. Circa il 44% del nostro territorio è infatti a elevato rischio sismico e quasi la totalità, il 94% secondo la Protezione civile, è minacciato dal dissesto idrogeologico.

Devastazione a Ischia

Quello del 2018 a Ischia è stato peggio di un condono

Dietro l’articolo 25 contestato a Conte, allora presidente del Consiglio, c’era una logica di accelerazione, che però arrivava dopo oltre trent’anni di incontrollata devastazione dell’isola

Cosa dicono i numeri

Nelle zone più a rischio vivono 21,8 milioni di persone, un terzo circa del totale degli italiani e delle italiane. Lo sanno bene le popolazioni marchigiane, devastate dalle recenti alluvioni, oppure quelle abruzzesi, che ancora vivono con le ferite aperte dei vari terremoti avvenuti negli ultimi 20 anni. E dovrebbero saperlo bene le istituzioni, che a ogni cambio di governo si trovano a dover affrontare almeno un’emergenza di questo tipo.

Ma nonostante l’esperienza, sia le persone che le istituzioni sembrano continuare a sottostimare i pericoli posti dal nostro territorio. Ogni anno in Italia vengono costruite circa 20mila nuove case abusive e sul totale pendono più di 71mila ordinanze di demolizione, di cui l’80% non è mai stato eseguito. Al contrario, lo Stato italiano si è premurato regolarmente di approvare condoni edilizi di diversa natura, a volte generali a volte ad hoc per certi territori.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi apre Cop27

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Il Cairo invita a una manifestazione sull’oil&gas i partecipanti a Cop27, che non è riuscita a mettere un freno alle fonti fossili. Un uso inquietante dei dati di delegati, politici, attivisti e giornalisti

Il condono del 2018

Ed è questo, purtroppo, il caso di Ischia e uno dei fattori che hanno innescato il disastro. Il primo è chiaramente il cambiamento climatico, che, solo nel nostro paese, ha fatto aumentare gli eventi meteorologici estremi del 27% tra il 2018 e il 2022, per un totale di 1500 fenomeni di questo tipo registrati solo nel 2022. Mentre il secondo è l’abusivismo edilizio regolarizzato tramite i condoni.

Nel 2018, verso fine settembre, il governo guidato dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle approvava il cosiddetto Decreto Genova. Un provvedimento dedicato alla ricostruzione del ponte Morandi, ma nel quale è stato inserito anche l’ennesimo condono edilizio, questa volta dedicato proprio a Ischia. Così, le abitazioni costruite nelle zone a rischio sono state regolarizzate, nonostante sull’intera isola siano presenti diversi vincoli di edificazione, proprio per prevenire i danni dovuti al rischio sismico e al dissesto idrogeologico.

Un condono passato con i voti di Lega, Movimento 5 stelle e di quelli che si consideravano l’opposizione, cioè Fratelli d’Italia. Al contrario, Forza Italia si è astenuta e il Partito democratico con Liberi e uguali votarono contro. Pertanto, se è vero, come dice Curcio, che il modo per “gestire il pericolo” dovuto alla minaccia del dissesto idrogeologico è “fidarsi delle istituzioni”, si potrebbe aggiungere che le istituzioni dovrebbero cambiare mentalità e rendersi più affidabili.

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