Mar. Lug 16th, 2024

La Città metropolitana di Reggio calabria è la seconda realtà calabrese per numero di aziende, dietro solo alla provincia di Cosenza. Il tessuto imprenditoriale reggino chiude il 2018 con un saldo positivo che sfiora le 53 mila aziende. A fronte di 2727 nuove realtà si contano 2173 cessazioni, un saldo positivo di 554 imprese. L’elaborazione dei dati della Camera di Commercio traccia il quadro della situazione. Negli ultimi sei anni infatti il numero delle imprese attive è complessivamente cresciuto del 4,7%, una variazione positiva di oltre duemila unità. La performance annuale di crescita appare migliore di quella media regionale (+0,75%) e circa il doppio di quella nazionale (+0,52%). Il Presidente della Camera di commercio di Reggio Calabria Antonino Tramontana all’uscita dei dati annuali dell’Osservatorio camerale relativi al 2018, si esprime in merito asserendo che: “Il quadro delle informazioni statistiche conferma la vitalità del nostro territorio. Sempre più imprese popolano la nostra economia e, tra queste, sono sempre più frequenti quelle che scelgono di adottare forme organizzative più strutturate, più capaci, cioè, di reggere alle pressioni competitive attuali, soprattutto in chiave di accesso ai mercati internazionali”.

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All’interno del sistema produttivo reggino, particolarmente diffuse sono le ditte individuali che rappresentano il 68% delle imprese totali. Meno numerose sono le società di capitali che corrispondono al 16,6%, cresciute del 6,1% nel corso dell’ultimo anno rappresentando la categoria imprenditoriale di maggior sviluppo. Infine le società di persone che corrispondono all’ 11,6%, sostanzialmente in linea con la performance dell’anno precedente.

“I dati relativi al 2018 – afferma a commento dei dati Klaus Algieri, presidente di Confcommercio Calabria – lanciano dei segnali molto incoraggianti e ci mostrano come anche nella nostra regione sia alta la voglia di fare impresa, pur avvertendosi segnali di indebolimento da non trascurare. Occorre sostenere ancora questa vitalità imprenditoriale, attuando delle politiche che consentano alle imprese di rimanere sul mercato. Questo creerebbe dinamiche positive sia a livello economico che occupazionale”.

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