Mar. Lug 16th, 2024

Secondo il ministero dell’Interno il sindaco di Riace non poteva essere eletto perché di fatto era un dipendente del Comune della Locride quando si è candidato

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Non poteva essere né candidato, né eletto l’attuale sindaco di Riace, Antonio Trifoli. Ad affermarlo non sono semplici cittadini o la consigliera di minoranza Maria Spanò, che al riguardo hanno già presentato ricorso, ma il ministero dell’Interno. Sollecitato dalla prefettura di Reggio Calabria, il Viminale ha messo nero su bianco quanto emerso sui media qualche mese fa: in quanto dipendente a tempo determinato del Comune di Riace, Trifoli non poteva candidarsi. O meglio, avrebbe potuto ma solo se avesse deciso di dimettersi. A dirlo è il Tuel, secondo cui i dipendenti di un ente locale non possono candidarsi nel Comune per cui lavorano, a meno che non vadano in aspettativa non retribuita. Facoltà riservata ai dipendenti a tempo indeterminato, che l’attuale sindaco di Riace ha pensato bene di aggirare facendo valere la propria condizione di ex Lsu-Lpu. Ma il ministero ha scoperchiato il bluff. «Posto che il signor Antonio Trifoli – si legge nella nota del Viminale – è un ex lavoratore di pubblica utilità che, a far data dal primo gennaio 2015, è stato contrattualizzato (dal Comune di Riace) con fondi a totale carico della Regione Calabria, nel caso di specie viene in considerazione la situazione di ex lavoratori socialmente utili o di pubblica utilità stabilizzati a termine e, quindi, titolari di un rapporto a tempo determinato con il Comune». Traduzione, il suo datore di lavoro non è più la Regione, ma il Comune. In più, il ministero rincara la dose. Trifoli – spiegano dal Viminale ai sensi dell’articolo 60 del Tuel – è doppiamente ineleggibile: in quanto ispettore di pubblica sicurezza (comma 1) e dipendente comunale (comma 7). Un parere granitico, che la prefettura ha fatto pervenire al segretario e al presidente del consiglio comunale «per le conseguenti valutazioni da parte dell’organo consiliare», che – a quanto pare – stentano ad arrivare. A valutare quel parere – e con molta attenzione – sarà invece il Tribunale, che sarà chiamato a pronunciarsi sull’eleggibilità di Trifoli, dopo i ricorsi presentati da Spanò e altri tre riacesi. E in quella sede, il parere del ministero potrebbe essere la “prova regina”.

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