Lun. Ago 26th, 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,7-14

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In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Parola del Signore!

Il commento di monsignor Piero Romeo, vicario generale della diocesi di Locri Gerace:

Il Signore Gesù non vive con gelosia la sua relazione con il Padre, ma con un amore la cui intensità e autenticità sono direttamente proporzionali alla sua possibilità di partecipazione e di incremento: «In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre» (14, 12). L’esodo pasquale di Cristo non crea un vuoto, ma diventa premessa e possibilità di una crescita, di quella che potremmo definire una vera espansione della grazia, il cui segno è l’approfondimento e la dilatazione della gioia, senza rimandi e senza diminuzioni: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). Non c’è nessuno spazio per nessuna forma di «gelosia»! Il Signore Gesù non attira a se stesso, ma, attraverso di sé, ci porta verso il Padre con una gioia che diventa uno stile e un sigillo. Laddove Filippo chiede di essere ammesso, per così dire, alla contemplazione e alla fruizione dell’infinito, Gesù gli ricorda e ci ricorda che l’assoluto di Dio si dà a vedere nella finitudine dell’uomo-Gesù, in cui e per cui la nostra finitudine di uomini diventa porta del cielo. Non solo, è come se, abituandoci a riconoscere il volto invisibile del Padre in quello ben definito di Cristo Signore, ci si abiliti a scorgere un riflesso della presenza divina in ogni creatura, con rinnovato stupore e con accresciuta gratitudine.

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