Mer. Ago 21st, 2024
Il Vicario, monsignor Piero Romeo

VANGELO DEL GIORNO

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Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,1-20)

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

La riflessione al Vangelo di mons. Piero Romeo, vicario generale della diocesi di Locri Gerace.

Una parabola che è sempre in atto, perché il seminatore semina la Parola (v. 14), e la Parola ha in sé tutta la potenza del frutto futuro. Di cosa ha bisogno la Parola per portare frutto? Due cose: tempo e spazio. Anzitutto il tempo. Nell’era digitale in cui il tempo è una variabile irrisoria, noi ci scontriamo con il fatto che nella sfera spirituale non vale la logica del tutto e subito. Bisogna prendersi del tempo, sapere aspettare, esercitare la pazienza. C’è bisogno poi di spazio: i terreni su cui la Parola è abbondantemente sparsa. Ogni momento, ogni istante della nostra vita può essere attraversato dalla Parola, ma noi possiamo non essere recettivi. Se non prestiamo ascolto alla Parola, il nostro cuore diventa duro come la strada e la Parola non riesce a mettere radici. Qual è dunque la qualità del terreno buono? L’essere sgombro dai sassi e da altre erbe. Come i campi di questa stagione invernale, il terreno buono è tale perché non è calpestato e non vi cresce ancora nulla. Il terreno buono è simbolo di un cuore semplice, un cuore recettivo perché povero di tutto, un cuore pronto a mettersi totalmente in gioco.

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